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MANGIARE BERE UOMO DONNA
(YINSHI NAN NU - EAT DRINK MAN WOMAN)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 14 maggio 1994
 
di Ang Lee, con Sihung Lung, Kuei-Mei Yang, Chien-Lien Wu, Yu-Wen Wang, Winston Chao (Taiwan, 1994)
Come nel precedente, e fortunatissimo (Orso d'Oro a Berlino, nonché film più lucrativo al mondo nel 93, secondo l'americanissima formula di Variety) PRANZO DI NOZZE, il regista più (qualcuno dice troppo) seducente di Taiwan costruisce una sua bella (e destinata - scommettiamo? - ad esaltanti risultati al botteghino) storia sui suoi due poli prediletti: il padre, ed il cibo.

Operazione che gli riesce a meraviglia: e non solo poiché l'interprete (abilissimo Sihung Lung) già era il padre nel film sopraccitato. Ma perché qui, oltre che padre, è anche cuoco. E che cuoco! Fin dalle splendide sequenze iniziali lo vediamo dedicarsi da impareggiabile virtuoso all'esercizio di un rituale che, più che culinario, si direbbe di raffinato, sensuale sacerdozio: con identica, esaltata precisione la cinepresa di Ang Lee sembra seguirlo nella scelta delle bestie e dei vegetali, la pulizia dalle pelli o delle visceri, l'amalgama delle paste e la scultura dei dessert, l'alchimia delle salse da versare nelle forme di terracotta o il mosaico infinito e affascinante dei colori, delle forme, certo anche degli odori e dei sapori, di una festa inarrestabile ed esaltante che si organizza dai suoi orti alle sue pentole e dai tegami fino a quello che purtroppo non è che uno schermo.

Cuoco emerito, gloria nazionale alla testa di una corte di apprendisti di un immenso ristorante che il regista si diverta a filmare come Scorsese alla steady-cam, Mr. Chu non desiste nemmeno a domicilio. Dove il vedovo riserva alle sue tre graziose figliole la medesima vertigine culinaria, in assenza di un vero e proprio - da cui si vede che tutto il mondo è proprio paese -, autentico dialogo. Più il vecchio genitore si dà da fare, sfornando meraviglie culinarie che porta anche a scuola (in una serie di tenerissime, umoristiche scenette) ai nipotini e scolaretti vari, più la solita incomunicabilità generazionale sembra ergersi fra i quattro simpatici familiari.

Fino al termine (dove Mangiare bere uomo donna avrebbe forse potuto evitare qualche superflua strizzatina d'occhio ad uno spettatore fin troppo viziato) il film conduce in porto questo ritratto semi-serio di un uomo onesto e limpido che vede amalgamarsi le sua salse ed i suoi manicaretti con una facillità - ed una felicità - che non ritrova nei suoi rapporti intimi.

In quanto al cinema di Ang Lee, forse a tratti con un leggero eccesso di edulcoranti e coloranti, ha tutto il sapore, la grazia e la delicatezza della cucina di Mr. Chu: mentre gli bastano due incroci e quattro semafori per dirci tutto del traffico umano che si agita dentro Taipei, mentre si incolla con tutto il suo affetto ai ritratti del vecchio genitore e delle sue figlie, trova ancora il tempo di parlarci di quanto gravita attorno a loro. E Dio, pardon Confucio sa, quanto bolle fuori dalla pentola di Mr. Chu, nell'Oriente che si ritrova a scimmiottare non certo il meglio dell'Occidente.


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