L'ANGELO DELLA SPALLA DESTRA (FARISHTAY KIFTI ROST) |
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dI Djamshed Usmonov, con Uktamoi Miyasarova, Maruf Pulodzoda, Kova Tilavpur, Malohat Maqsumova, Mardonqul Qulbobo
(Tagikistan, 2002)
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Per quelle remote contrade, evitare il disonore significa prevedere un portone sufficientemente ampio da permettere alla propria bara di uscire di casa; e non al disopra del muro di recinzione. Così, l'avvio della vicenda nel villaggio sperduto ai confini Tagikistan nasce dal trucco di una vecchia madre: per completare il portone rimasto a metà, si finge moribonda allo scopo di far ritornare il figliol prodigo, esule a Mosca. Lei inganna lui, ma lui inganna lei: a sua insaputa, venderà la casa, non appena lei sarà passata a miglior vita. Come nei primi film di Kiarostami l'aneddoto è semplice, ma esemplare. Importa allora, in un gioco in cui ognuno gioca ad essere più furbo dell'altro, che l'illustrazione lo sia almeno egualmente. A piccoli colpi di paradossi, di osservazioni poetiche o perlomeno stranianti. Ma il film e' anche il racconto del sacrificio di una madre, e tutto si fa allora una questione di tono. L'interesse di un cinema come quello di Djamshed Usmonov (attore di LA STRADA del compatriota Darezhan Ormibaev, qui al suo secondo film dopo IL VOLO DELL'APE del 1998, che Marco Müller è andato saggiamente a sollecitare) risiede anche nella magia di rivelarci, in una dimensione geografica e umana così discosta, psicologie, situazioni che sono semplicemente universali. Ed alle quali il mistero della finzione concede finalmente di appartenere a tutti. Di sfiorare, nella sua semplicità, le vette del mito: senza abbandonare quelle di un quotidiano che affonda, come altrove, nel tragico della corruzione e dell'opportunismo.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
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da evitare
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