Esordio del figlio del grande direttore della fotografia di Bergman, con un film scandito nel linguaggio, ai limiti del manierismo. Ma anche, in questa storia di due giovani - bisessuali per la cronaca - fotografe nella Svezia degli inizi della Grande Guerra, sapientemente inserito nella tradizione espressiva del cinema scandinavo. Non si pensa tanto a Bergman, quanto ad un espressionsimo e simbolismo letterario: con la luce inimitabile del Nord, che stravolge i significati, rinviando la realtà nella leggenda (magari anche hitchcockiana, come nel finale).