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JULIETA Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 6 giugno 2016
 
di Pedro Almodovar, con Emma Suarez, Adriana Ugarte, Daniel Grao, Rossy de Palma (Spagna, 2016)
 

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Il puntuale ritorno nel maggio scorso a Cannes del grande spagnolo era anche dettato dalla speranza di una Palma d'Oro, fra i pochi allori che ancora gli mancano; sfuggita com'era al meraviglioso TUTTO SU MIA MADRE, a favore del ROSETTA dei fratelli Dardenne. L'operazione non gli è riuscita con GLI AMANTI PASSEGGERI (2013), incursione deludente nella dimensione della commedia surreale. Da cui la decisione di Pedro Almodovar di ritornare, come promesso, all'adorato melodramma. Come per miracolo, gli ingredienti sono ritornati al loro posto; ma solo quelli. Adattando tre novelle della scrittrice canadese Alice Munro, il regista ritrova i suoi temi di sempre, un rapporto sofferto poiché improvvisamente spezzato tra madre e figlia, il complesso di colpa, il lutto, la famiglia. La Julieta del titolo è allora una madre cinquantenne che non ha più notizie della figlia da dodici anni. L'incontro con la migliore amica di quest'ultima la convincerà a riscriverle una lunga lettera: nella quale confessare tutto quanto era rimasto oscuro del loro rapporto. Con abilità e discrezione, il regista lascia trapelare, forse come poche altre volte la propria emozione. Naviga con padronanza attorno agli scogli del mélo romanzato, aggiungendovi una discreta dose di mistero. Una sfarinata di thriller; forse un po' incautamente preso in prestito dai classici più celebri di Hitchcock. Non che sia poco. Se non fosse che dal ritorno di un maestro della provocazione barocca, da un mago della destabilizzazione stilistica ci si poteva attendere qualcosa in più. Certo, non più la folle energia degli anni dellamovida; che un cineasta di 66 anni ha tutti i diritti di lasciare sedimentare. Ma quella trascendenza delle immagini, delle coreografie, dei colori, delle musiche (oltre che dell'humour) che proiettava i suoi personaggi - e con loro gli spettatori - in una dimensione tutta sua.

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The great Spaniard's timely return last May to Cannes was also dictated by the hope of a Palme d'Or, among the few laurels he still lacks; eluded as it was by the wonderful ALL ABOUT MY MOTHER, in favor of the Dardenne brothers' ROSETTA. The operation failed him with THE PASSENGER LOVERS (2013), a disappointing foray into the dimension of surreal comedy. Hence Pedro Almodovar's decision to return, as promised, to his beloved melodrama. As if by a miracle, the ingredients are back in place; but only those. Adapting three novellas by Canadian writer Alice Munro, the director rediscovers his usual themes, a relationship suffered as it is suddenly broken between mother and daughter, the guilt complex, mourning, and family. The Julieta of the title is then a 50-year-old mother who has not heard from her daughter in 12 years. A meeting with the latter's best friend will convince her to rewrite a long letter: in which she confesses everything that had remained obscure about their relationship. With skill and discretion, the director lets his emotion seep out, perhaps as few other times do. He masterfully navigates around the rocks of the fictional mélo, adding a fair amount of mystery. A chalking up of thriller; perhaps a bit carelessly borrowed from Hitchcock's most celebrated classics. Not that this is little. Except that from the return of a master of baroque provocation, from a wizard of stylistic destabilization, one might have expected something more. Certainly, no more of the mad energy of the wilderness years; which a 66-year-old filmmaker has every right to let settle. But that transcendence of images, choreography, colors, music (as well as humor) that projected his characters - and with them the viewers - into a dimension all its own.

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