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BIUTIFUL Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 31 marzo 2011
 
di Alejandro Gonzales Inarritu, con Javier Bardem, Marciel Alvarez, Hanaa Bouchaib, Guillermo Estrella (Messico, 2010)
 
Ma non sarà il caso di riesaminare il peso delle sceneggiature di Guillermo Arriaga, il celebre romanziere messicano, che accoglievano le intuizioni estetiche di Alejandro Gonzales Inarritu all'interno di un mosaico di frammentazioni spaziali e temporali, di un gioco raffinato di coincidenze e interazioni fra i personaggi; e che avevano condotto al fascino intrigante di 21 GRAMMI o di BABEL, dopo l'esordio clamoroso di AMORES PERROS nel 2000 ? Senza lo stimolo intellettuale, ma anche senza la disciplina imposta da quell'approccio rigoroso, l'ormai proverbiale e certamente encomiabile impegno umanistico del regista, l'impeto del suo lirismo melodrammatico sembra arrischiare, a ogni istante, di consumarsi nel troppo pieno.

BIUTIFUL è un film disperato, terribile, e pure necessario: per come dipinge la degenerazione, in una Barcellona mai dissacrata finora a questo modo, di problematiche che ci concernono tutti, di urgenze ormai mondializzate, come le migrazioni, lo sfruttamento, il profitto, il precariato, i palliativi sordidi, anche quando velati da qualche parvenza di buone intenzioni, alla sopravvivenza civile nell'anno di grazia 2010. Per la prima volta, però, le riflessioni corali di Inarritu si accentrano su un unicum: nella figura di Uxbal (impressionante Javier Bardem, che risulterà il segno indelebile lasciato dal film nelle memorie), trafficante marginale alla deriva, ma costretto dagli alti e bassi di una moglie alcolizzata a occuparsi dei due figlioli. Afflitto, come non bastasse, da un male incurabile; e, nei confronti dei poveracci che si affanna a sfruttare nella clandestinità, da mai rimarginati complessi di colpa. Ai quali tenta un po' sconclusionatamente di riparare: ma con risultati cosi controproducenti da apparire invero segnati da una sfiga desolante.

Un cammino di croce, pure segnato dalle illuminazioni liriche che il talento immaginifico del cineasta sa ricavare talora dai chiaroscuri più sordidi dell'ambiente e delle situazioni; oltre che dall'interpretazione degli attori. Ma è proprio l'affannarsi su quell'unica casistica (a difetto della ragnatela scenaristica delle opere precedenti, sulla quale si disperdeva un'esuberanza esaltante, e forse un filo compiaciuta) a smontare l'energia di BIUTIFUL.

Anche il melodramma sociale più radicale abbisogna, come ogni altro genere, di misura. Misura nella dismisura, nella discesa di ogni inferno. Che, se abusata, stempera pure essa nella consuetudine al miserabilismo.


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