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AL FUOCO
(TA DONA)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 10 agosto 1991
 
di Adama Drabo, con Fily Traore, Pjemeba Diawara (Mali, 1991)
Primo lungometraggio, girato finalmente a 42 anni, di un ex drammaturgo, insegnante, pittore del Mali: un ingegnere forestale vive in un piccolo villaggio bambara dove denuncia la corruzione del potere locale e centrale.

Rispettare, rivalutare la cultura tradizionale, è il discorso di Drabo: ma non a detrimento della modernità. L'avvenire dell'Africa nasce soltanto da una simbiosi delle due tendenze. Il film narra così del conflitto fra due società, una rurale, l'altra urbana, di due culture, una tradizionale (come la medicina degli stregoni alla quale si affida parzialmente, ma con successo il protagonista che pur è un uomo moderno) e l'altra moderna. Questo conflitto, questa alternativa non serve tanto a struttura il film. Che nella tradizionale orale del suo paese, prosegue senza una precisa progressione drammatica, ma piuttosto secondo gli aneddoti, dipingendo i vari personaggi.

Ne nasce un film che non ha l'impianto chiaro e folgorante di certi capolavori africani: ma che, proprio in questa suo deambulare fra gli usi e costumi dei personaggi, fra i vari aspetti del paesaggio colto quasi documentaristicamente, acquista una forte carica di quella che ai nostri occhi occidentali non può che apparire autenticità.


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