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TRE GIORNI
(TRYS DIENOS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 28 ottobre 1995
 
di Sharunas Bartas, con Katerina Golubeva, Rima Latypova, Audrius Stonys (Lituania, 1991)
C'è una sola sequenza, l'ultima, che sembra aprirsi alla speranza, nel primo film girato nel 1991 (il secondo sarà CORRIDOR) dal giovane lituano. E' l'inquadratura che abbiamo già visto all'inizio -una casa di campagna sulle rive di un fiumiciattolo- che passa successivamente dai colori sbiaditi dell'interminabile inverno baltico ad una prima pennellata di primavera, ad un'avara estate, poi. Prima di giungerci, a quell'inquadratura, abbiamo seguito due giovani cha da li si sono recati in città: se città si può' chiamare quella Kaliningrad che fa da sfondo, avamposto militare sovietico ai confini della Polonia. Ed il loro incontro -o, piuttosto l'accostamento accorato, quasi disperato- con due ragazze del luogo.

Come nel cinema di Antonioni, come in quello di un Tarkovski senza fede né mistica, è difficile definirli incontri, distacchi, relazioni: piuttosto tentativi disperati di aggrapparsi a qualcuno in tanta mestizia. Di comunicare, di affidarsi non certo ad un sentimento, ancora meno ad un amore derisorio, ma perlomeno ad un sostegno, un appiglio anche soltanto fisico che ci possa salvare dalla solitudine, dall'assoluto sconforto materiale ed interiore.

Il cinema Bartas è allora, con coerenza estrema, radicalmente lontano da ogni concessione estetica: esattamente ad immagine del vuoto che dipinge, quello di una società post-sovietico in piena deriva. La forza del film nasce anche dal non-compiacimento, dall'assenza di miserabilismo di questo abbandono: nel rigore con il quale il regista si dedica alla pura osservazione degli ambienti, e dei sentimenti. Nel calore commovente della sensualità disperata di Katerina Golubeva ( già ammirata in J'AI PAS SOMMEIL di Claire Denis). E' nella rincorsa al suo sorriso smarrito, oltre ogni ragionevole speranza, che il film trova la forza per non essere travolto in quell'abisso ambientale nel quale si ritrova.


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