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NOSTALGIA Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 21 ottobre 2022
 
di Mario Martone, con Pierfrancesco Favino, Francesco Di Leva, Tommaso Ragno, Aurora Quattrocchi, Nello Mascia, Sofia Essaidi, Emanuele Palumbo (FOR ENGLISH VERSION SEE BELOW) (Italia, 2022)

Disponibile in streaming/VOD

 

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A pochi mesi dalla presenza di Qui rido io alla Mostra di Venezia 2021, fra i Ciak d'Oro per il Miglior film e il Nastro d'argento quale Miglior regista, Mario Martone è ritornato a Cannes 2022 con Nostalgia. Imponendolo a sua volta come una delle opere più convincenti dell'ultimo cinema italiano; e guadagnandosi in seguito il ruolo, notoriamente azzardato ma indubbiamente  prestigioso di concorrente per il proprio paese ai prossimi Premi Oscar 2023. Una straordinaria accoppiata, quella di Qui rido io e Nostalgia, anche perché in così poco tempo è fra i pochi avvenimenti rallegranti del faticoso periodo post covid attraversato attualmente dal cinema.

Napoli costituisce da tanti anni uno dei contenitori esaltanti di un cinema riservato, ma  significativo ed infine toccante come quello posseduto dal regista partenopeo. Pure se, contrariamente ad altri maestri delle fortune contemporanee italiane come i Moretti, Bellocchio, Amelio o Sorrentino quelle di Martone sembrano essere state un attimo occultate. Mai prolisso o compiaciuto in quella scarna decina di film in trent'anni. Ma unico, per vari aspetti sulla scena italiana, dapprima nell’avanguardia teatrale, quindi nel cinema. Sempre elevato nei contenuti, quanto emozionante all’interno del misurato classicismo di una espressione registica attentissima.

Interpretato in quel senso da un meraviglioso Pierfrancesco Favino, ispirato dal  romanzo vibrante di Ermanno Rea pubblicato postumo nel 2016, il film si appoggia allora su quelle caratteristiche. Girato nel labirintico rione Sanità mutato progressivamente in una catacombe dei sentimenti,, il film nasce e si sviluppa sul proprio soffocato tumulto sentimentale.

E' il racconto di un napoletano che ritorna nella sua città natia dopo quarant’anni di assenza. Come poggiato su due colonne emotive. Materializzando dapprima la commozione reciproca, espressa con una densità raddoppiata dal senso della misura, di un incontro rimandato così a lungo. Una meravigliosa madre che possiamo indovinare in fin di vita, il figlio che confina al proprio interno i rimandi degli spazi sentimentali, ma che la visione del cineasta riesce a materializzare.

Dallo schema dei vicoli, scalinate e piazzette tumultuanti che finiscono per prosciugarsi nei sogni inevasi del protagonista ai chiaroscuri claustrofobici degli interni che traducono così bene le ferite dell'intimo, Martone si appoggia infine alla seconda delle sue colonne.  Complice involontario di un delitto mafioso rimasto allora impunito Felice Lasco non è ritornato per i sentimenti ricordati dal titolo del film.

* Vogliate p.f. cliccare su www.filmselezione.ch per la lettura completa della raccolta di critiche cinematografiche FILMSELEZIONE di Fabio Fumagalli

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A few months after Qui rido io's presence at the 2021 Venice Film Festival, including the Golden Ciak for Best Film and the Silver Ribbon for Best Director, Mario Martone returned to Cannes 2022 with Nostalgia. Imposing it in turn as one of the most convincing works of recent Italian cinema; and subsequently earning the notoriously risky but undoubtedly prestigious role of contender for his country at the upcoming 2023 Academy Awards. An extraordinary pairing, that of Qui rido io and Nostalgia, also because in such a short time it is one of the few cheering events in the tiring post covid period currently being experienced by cinema.

Naples has for so many years been one of the exhilarating containers of a reserved, yet meaningful and ultimately touching cinema such as that possessed by the Neapolitan director. Even if, in contrast to other masters of contemporary Italian fortunes such as Moretti, Bellocchio, Amelio or Sorrentino, Martone's seems to have been concealed for a moment. Never verbose or complacent in that meagre ten films in thirty years. But unique in several respects on the Italian scene, first in the theatrical avant-garde, then in cinema. Always elevated in content, as much as exciting within the measured classicism of a very careful directorial expression.

Interpreted in that sense by a marvellous Pierfrancesco Favino, inspired by Ermanno Rea's vibrant novel published posthumously in 2016, the film then rests on those characteristics. Shot in the labyrinthine rione Sanità progressively mutated into a catacomb of feelings, the film is born and developed on its own sentimental turmoil.

It is the tale of a Neapolitan returning to his home town after an absence of forty years. As if resting on two emotional pillars. First materialising the mutual emotion, expressed with a density doubled by a sense of measure, of a meeting postponed for so long. A wonderful mother we can guess at in her dying days, the son who confines within himself the references of sentimental spaces, but whom the filmmaker's vision manages to materialise.

From the scheme of the tumultuous alleys, stairways and squares that end up drying up in the protagonist's unfulfilled dreams to the claustrophobic chiaroscuros of the interiors that translate so well the wounds of the intimate, Martone finally leans on the second of his columns.  An unwilling accomplice in a Mafia crime that went unpunished at the time, Felice Lasco did not return for the sentiments recalled in the film's title

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