Ispirato a un libro di Guido Piovene, presentato al festival di Locarno 2015, documentario, fiction, apologo, riflessione antropologica, Bella e perduta è un film insolito e prezioso per il cinema italiano dell’ultimo decennio.
Il pastore Tommaso Cestrone è custode alla reggia di Carditello in Campania: favolosa e incredibile, ma abbandonata e ridotta a discarica dalla camorra. Scomparso misteriosamente, Tommaso affida il suo giovane bufalo Sarchiapone a un Pulcinella (da sempre intermediario tra la vita e la morte), nel tentativo di strapparlo al mattatoio. E sarà Sarchiapone a narrare in voce off la sua paradossale epopea; anche se le prime immagini del film già ci rendono edotti sul come andranno a finire le cose.
Autore di una ambientazione potente nei vicoli genovesi di una sorta di gangster story,La bocca del lupo (2005) , Pietro Marcello inventa qui una storia alla ricerca di un'Italia dai miti ormai persi, inseguendola sempre in quel suo modo particolare di fondere la fiaba con il documento.
Una favola poetica, melanconica e al tempo stesso realista: sull'Italia dei tesori divenuta quella dello sfascio edilizio, del disastro ecologico, della natura tradita. Il film ricorda certe pagine di Pasolini, ma quella di Marcello è una perorazione fantastica ed arcaica nella quale lo spettatore deve penetrare con le buone maniere.