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LA SPOSA PROMESSA - FILL THE VOID
(LEMALE ET HA'HALAL)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 5 maggio 2013
 
di Rama Burshtein, con Hadas Yaron, Hila Feldman, Razia Israeli, Yiftach Klein, Renana Raz (Israele, 2012)
 
Nella comunità ultra ortodossa di Tel Aviv è giunta l'ora di sposarsi per la giovane Shira; c'è un coetaneo, le famiglie sono d'accordo, e pure ai due giovani la cosa non dispiacerebbe. Sennonché, durante i festeggiamenti del Purim, Esther, la sorella maggiore di Shira, muore di parto. Il marito Yochai rimane allora solo con il neonato. E quale soluzione sarebbe migliore (in particolare, per la pace all'interno del nucleo famigliare...) che proporre in sposa al cognato vedovo la diciottenne Shira? Alla protagonista non rimarrà allora che una scelta: fra Sentimento e Ragione, in un racconto in parte autentico, ma che si riferisce chiaramente al romanzo di Jean Austen prediletto dalla regista.

Rama Burshtein è una cineasta 44 enne di origine laica, ma che vive nella comunità assidica della capitale israeliana. E LA SPOSA PROMESSA rappresenta una delle prime illustrazioni cinematografiche rivolte al circuito internazionale (ad l'eccezione di KADOSH di Amos Gitai, 1999, dallo spirito però più radicalmente impegnato) che esce da un mondo chiuso come quello della religiosità ebraica. L'interesse del film risiede solo in parte nel fatto di essere un documento antropologico. Quanto di situarsi ai confini fra indagine e introspezione; un viaggio nell'intimo, vissuto con grande sensibilità dalla bravissima Hadas Yaron, giustamente ricompensata all'ultima Mostra di Venezia con il Premio per l'Interpretazione. Con la regista che sembra avere costretto l'intera vicenda all'interno di uno spazio ristretto, quasi claustrofobico: le poche mura dell'agiata abitazione della famiglia di Shira, per meglio coglierne (grazie all'uso di focali lunghe che isolano dallo sfondo e primissimi piani dei personaggi) i trasalimenti minimi del viso, le toccanti esitazioni, le determinazioni a suspense.

Ambizione del film diventa allora quella di non essere l'ennesima denuncia di una imposizione, ma anche la cronaca di un itinerario romantico (ancora "Ragione e Sentimento"...): addirittura della volontà di dimostrare come all'interno di un universo ultra ortodosso i sentimenti possano prevalere con la medesima forza di un ambiente laico. Una tesi che il finale, seducente e poetico ma in definitiva ambiguo con la protagonista avvolta nella sua nuvola (sognata?) di velo nuziale lascerebbe forse dubitare.


   Il film in Internet (Google)

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