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ABOUT ELLY - A PROPOSITO DI ELLY
(DARBAREH ELLY)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 6 novembre 2011
 
di Asghar Farhadi, con Golshifteh Farahani, Taraneh Alidousti, Mani Haghighi, Shahab Hosseini, Merila Zarei (Iran, 2009)
 

Con Asghar Farhadi non solo il cinema iraniano dei Kiarostami e dei Panahi, ma il circolo ristretto dei cineasti significativi comporta un nuovo membro. E gli spettatori che, con una unanimità rara hanno incluso il suo quinto lungometraggio, UNA SEPARAZIONE, fra i loro film di predilezione ritroveranno le sollecitazioni dell'identico fascino nel film precedente, ABOUT ELLY - A PROPOSITO DI ELLY, egualmente consacrato alla Berlinale del 2009.


Se si rimane incollati alle storie quotidiane di Farhadi, “normali” come certe del neorealismo italiano, è per la perfezione delle loro sceneggiature; per la loro apparente semplicità che si trasforma progressivamente in lucida analisi. L'estrema naturalezza dell'ambientazione corale, la creatività costante del montaggio, l'intelligenza dei dialoghi e della resa degli attori: tutte cose che permettono di penetrare quasi inconsciamente nelle psicologie dei personaggi, nelle risonanze morali, sociali, politiche delle situazioni. Nei misteri rivelatori del non detto.


Accade in questo insolito racconto (in un cinema spesso contemplativo, costretto com'è da pesanti condizionamenti), cosi simile ai nostri, cosi identificabile universalmente: un weekend spensierato fra tre coppie normalmente benestanti di amici su una spiaggia del Caspio, un invito alla maestrina Elly dal viso pulito ad aggiungersi al gruppo festante. Poiché tra loro c'è pure Ahmed, appena rientrato dalla Germania dopo un divorzio: e chissà che fra i due non possa nascere qualcosa. Una piccola, innocente sfida all'imponderabilità del destino, alla quale ognuno di noi si è una volta o l'altra prestato.


Solo che (nella splendida intuizione estetica che fa da perno, con la casualità legata al volo di un aquilone, al gioco innocente dei bimbi) la gioiosa commedia volge al dramma, la tensione crescente s'impossessa del tempo che scorre: e alla fresca, solare facilità della pittura corale del cineasta si sostituisce la riflessione spietata sulle false apparenze, le sopraffazioni culturali, gli autoritarismi (maschili…), i sentimenti di colpa. Affiorano le singole psicologie, ma dietro ad esse, senza forzature, senza la pignoleria del giudizio morale, la presenza latente delle eredità culturali e religiose che nell'apparente, rilassata contemporaneità delle atmosfere iniziali sembravano relativizzate. Un'arte invidiabile della spontaneità, per sondare i nodi dell'intimo come le violenze dei meccanismi sociali; il rifiuto dell'arroganza morale per una meravigliosa poesia dell'osservazione umana.


   Il film in Internet (Google)
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