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LA DANZA DELLA POLVERE
(RAGHS-E-KHAK)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 8 agosto 1998
 
di Abolfazl Jalili (Iran, 1998)
 
Il regista del film Abolfazl Jalili
Un operaio di 11 anni, che fabbrica mattoni in una regione sperduta dell'Iran, e una sua piccola amica che arriva con la mamma lavoratrice stagionale. Si parlano con gli occhi e con i gesti, mentre il vento e la polvere scorrono sulle facce della gente.

"La melodia del vento (...) mi accompagna da sempre. Mi causa sofferenza, ma a volte una tale gioia che mi metto ad inseguire il vento. Un giorno, in un momento disperazione, mi sono ritrovato nel deserto, con il vento che non cessava mai di soffiare a raffica. Qualcosa mi esortava di restare, fino a quando non avessi fatto questo film".

Più vicino alla tradizione iraniani dei Naderi piuttosto che dei Kiarostami, il cinema di Jalini è quello del quotidiano. E che quotidiano: una specie di fabbrica di mattoni, una montagna di fatiche quotidiane che la prima pioggia stagione può far sciogliere nello spazio di cinque muniti. Il tutto visto dallo sguardo incredibilmente adulto di un ragazzino di 11 anni; dai significati quasi astratti di una serie di sguardi che egli scambia con una sua piccola coetanea. È il cinema eterno del quotidiano alla Flaherty, del documento all'interno del quale si entra con una insignificante, immensa storia.


   Il film in Internet (Google)

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