DDR, anno 1980. Una dottoressa, colpevole di aver richiesto un visto per trasferirsi nella Germania Occidentale, viene confinata in un ospedale di campagna. Con il passare del tempo la sua diffidenza nei confronti del primario si tramuta in qualcosa che va oltre il rispetto professionale. Ma la STASI incombe su di lei. Come su tutta la vicenda, la cui atmosfera ricorda per certi versi quella di La vita degli altri.
Si è citato il film di Florian Henckel von Donnersmarck, si è parlato di Hitchcock, ma quello di Petzold rimane un approccio del tutto particolare. Lo sguardo politico e quello assunto progressivamente dai sentimenti rappresentano il primo stadio di una mirabile fusione. Ma un secondo avviene tra lo sfondo, superbamente integrato, e i contenuti: lo splendore idilliaco della campagna circostante, il bucolico rilassamento nella condizione rurale contrastano così in modo agghiacciante con la repressione degli individui da parte del sistema totalitario.
Perfettamente controllato, il film pecca eventualmente per un sospetto di premeditata meccanica ; ma basterebbe la continua presenza dell'abituale petzoldiana, la sensibilissima Nina Hoss per infondergli un'emozione assolutamente particolare.