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IL GRANDE CAPO
(DIREKTOREN FOR DET HELE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 12 marzo 2007
 
di Lars von Trier, con Jens Albinus, Henrik Prip, Peter Gantzler, Iben Hjelje, Fridrik Thor Fridricksson (Danimarca, 2006)
 
Manipolatore eccelso, indiscutibile Grande Capo che non a caso intitola a quel modo la sua prima commedia “inoffensiva”, Lars von Trier ritorna a casa. Prima di aver completato la sua trilogia negli Stati Uniti, dopo il macchinoso, non proprio dilettevole MANDERLAY. E subito s'inventa un procedimento che va ad aggiungersi alle famose teorie danesi “Dogma”: l'automavision, con il computer incaricato di suggerire le soluzioni espressive ottimali che provengono da una macchina da presa fissa. E permettono al cineasta di concentrarsi sugli attori, di restringere i tempi e gli spazi nel modo più razionale, di esaltare, quasi incalzare il procedere delle psicologie e dei significati.

Che costruisca i suoi film segnandoli col gesso di un pavimento spoglio come in DOGVILLE, o spedisca al patibolo le sue eroine ballando e cantando come in DANCER IN THE DARK, il regista danese potrà sorprendere con i procedimenti; ma ad irritare, o esaltare, saranno i risultati. E quelli di questa commedia sul lavoro non lasciano di certo indifferenti. Dall'aneddoto eventualmente strampalato del responsabile di una piccola ditta d'informatica che, per lucrare sul destino dei propri impiegati, incarica un attore malcapitato di assumere i rischi di un Capo da sempre assente, von Trier ricava una serie affascinante di livelli narrativi: che s'intrecciano, divertono, s'interrogano o inquietano con una facilità ed una intelligenza a tratti mirabolante. Dapprima con le situazioni esilaranti tipiche della commedia degli equivoci; quindi con l'assurdo grottesco e surrealista alla Ionesco; infine con l'arma graffiante della satira che invita alla riflessione. Il tutto giocato sul rapporto regista-attore: che sarà come dire fra recitazione e realtà, verità e mistificazione, onestà ed ipocrisia. Inventore e moralista, provocatore ed ora pure spassoso giocoliere, il nostro arrischia magari di perdersi fra le maglie di un intrigo fin troppo sapiente. Ma averne, con l'aria che tira in sala, di giochini del genere.


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