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HERO
(YING XIONG)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 14 marzo 2003
 
di Zhang Yimou, con Jet Li, Maggie Cheung, Tony Leung (Cina, 2002)
 
Inutile negarlo. Per noi occidentali, alle vicissitudini cinesi è fatto obbligo concedere una certa fiducia sulla parola. Specie se, come queste, sono occorse duemila e passa anni or sono, quando la Cina era ancora suddivisa in sette reami. E quando è sul racconto che l'Eroe del titolo farà a Qinj Shihuang, il Signore che aspira e diventare l'unico unificatore (leggendariamente dispotico; tanto da diventarne una figura di riferimento per Mao) che il film si costruisce. Tre storie, sulle quali non è evidente, e forse necessario raccapezzarsi. Perché sono tre storie portatrici del procedimento che finirà per ipnotizzarci. Ogni scena avrà il proprio colore, il bianco, il nero, il rosso o il blu: non solo con una raffinatezza, ma una logica raccontata dalle parole di Zhang: " L'intrigo si organizza sulle dominanti cromatiche in modo inestricabile. Nella Mongolia interna abbiamo controllato a lungo il colore delle querce. Quando queste sono passate dal verde al giallo abbiamo percorso precipitosamente centinaia di chilometri per essere sul posto. Il giallo doveva essere perfetto. Suddiviso in tre categorie: quello della prima poteva essere soffiato sul viso degli attori, quello della seconda doveva essere utilizzato alle loro spalle, quello della terza finiva cosparso al suolo. Poi, con un sistema di rulli , le foglie cadute venivano raccolte dalla squadra, ripulite, riclassificate e lasciate ricadere di nuovo dolcemente..."

Il risultato dell'operazione è di una bellezza indicibile. Che poi alla meraviglia nei confronti di queste monocromie stupefacenti e delle coreografie sontuose che sopra di esse si organizzano corrisponda sempre un'equivalente sensibilizzazione di pensiero è altrettanto sicuro. Il rischio di incidere eccessivamente (nel male, ma anche nel bene) sulla forma, comporta sempre il rischio di destabilizzare la morale, forse le intenzioni del discorso. E non a caso, è proprio con questa riflessione sulla natura dell'Eroe che il ruolo di libero pensatore che Zhang Yimou ha sempre avuto nei confronti del regime cinese sembra sia messo in dubbio. Ma questo è un altro discorso?


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