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MAPS TO THE STARS Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 20 settembre 2014
 
di David Cronenberg, con Julianne Moore, Mia Wasikowska, Robert Pattinson, Amanda Brugel, Carrie Fisher, John Cusack, Niamh Wilson, Olivia Williams , Sarah Gadon (Canada, 2014)
 
Dai peccati risaputi della Hollywood delle Stars al disagio esistenziale sotto le stelle permesse ai comuni mortali. La mappa di cui al titolo dell'ultimo film di David Cronenberg sottolinea bene il percorso di uno dei grandi del cinema moderno, un ultra settantenne giunto pure lui all'epoca dei bilanci personali e creativi. Così accade in MAPS TO THE STARS, che ha valso in maggio il Premio per l'Interpretazione femminile di Cannes a una genialmente stravolta Julianne Moore.

Un film che è come spezzato in due parti. Una prima (che stenta, tra l'altro, ad avviarsi con chiarezza) ci ripete quanto sapevamo da tempi che non dovrebbero essere immemori, quelli della Gloria Swanson di VIALE DEL TRAMONTO, della Bette Davis di EVA CONTRO EVA, del giocoso, in tempi più recenti, THE PLAYER di Robert Altman o, nuovamente inquietanti, del MULLHOLLAND DRIVE di David Lynch. E cioè, che la fabbrica dei sogni è un cimitero meschino delle illusioni, un antro di narcisismo e carrierismo impossibile da gestire con ansiolitici e stimolanti vari, nel quale l'ipocrisia e la crudeltà superano ogni ritegno. Proprio come succede alla Julianne Moore del film, la diva della tradizione ai primi segni di sfioritura: che mette a profitto la perdita del figliolo da parte della sua più giovane concorrente per sostituirla nel ruolo.

MAPS TO THE STARS non è però una satira della Mecca del cinema, così come il precedente COSMOPOLIS rappresentava solo vagamente Wall Street. Piuttosto, la conseguenza di una svolta iniziata con DANGEROUS METHOD, il film del confronto espressivo fra Sigmund Freund e Carl Gustav Jung; Il film che ci aveva resi edotti di quanto Cronenberg prendesse gusto a un cinema più affidato alla parola che all'immagine. Non a caso MAPS TO THE STARS è stato girato per soli pochi giorni a Hollywood: per il regista canadese è un contenitore dal quale si diparte, dopo un inizio di frecciate satiriche non tutte azzeccate, un universo mostruoso che il cineasta maestro filma attraverso le matematiche trasparenze design dei suoi ambienti. Uno sguardo clinico su quello che l'autore stesso definisce  Una successione di incesti: non tanto quelli all'interno delle famiglie, ma quelli dei prodotti conformi, consanguinei , fabbricati oggi a Hollywood.

Cronenberg ritorna così al proprio universo, fatto di schemi mentali, di riflessioni inquietanti su come le turbe della mente finiscano per ripercuotersi sui corpi. Si affida finalmente alle stelle vere, quelle del celebre poema Liberté di Paul Eluard, ai versi che ritornano di continuo in voce off. Un'invocazione sempre nel malessere, ma perlomeno sulle tracce di una mappa dai valori più nobili e poetici. E' un percorso faticoso, che nella sua intelligenza e preziosità anche il cinema di David Cronenberg fatica a intraprendere.


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