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IL RAGAZZO CON LA BICICLETTA
(LE GAMIN AU VÉLO)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 1 settembre 2011
 
di Jean - Pierre e Luc Dardenne, con Cécile de France, Thomas Doret, Jérémie Renier, Fabrizio Rongione, Egon Di Mateo, Olivier Gourmet (Belgio, 2011)
 
Una volta ancora, l'impareggiabile energia cinetica che serve ai fratelli del Belgio per trascendere in immagini gli impulsi dei loro personaggi esalta letteralmente questa ennesima loro, si fa per dire, storia piccola. Una volta ancora, ecco comparire la verità quasi documentaristica, la lezione di un quotidiano contemporaneo ricreato miracolosamente, senza effetti (e senza bisogno di molti soldi), la naturalezza estrema nell'esprimere delle esigenze che appartengono a tutti noi.

Ottengono stavolta una favola, ma moderna, giapponese all'origine. Con tanto di Cappuccetto Rosso, il dodicenne scatenato sulla bici del titolo: che non si rassegna all'abbandono da parte di un giovane padre che frettolosamente l'ha collocato in un istituto giovanile. Con Fata meravigliosa (la parrucchiera Cécile de France...), per proteggerlo, volente o nolente, da quel Lupo che dai tempi dell'infanzia conserviamo più o meno tutti sepolto nella memoria.

E quindi la rincorsa incessante, tipica fin dai tempi dell'esordio clamoroso di ROSETTA, del giovane protagonista: che trasforma la realtà e l'urgenza di questa faccenda normale in un viaggio interiore, non molto dissimile da quello oramai storico dei 400 Colpi di François Truffaut.

E' da tempo un esempio di naturalismo formidabile, quello di Jean-Pierre e Luc Dardenne: che sotto i nostri occhi trasforma l'indagine psicologica, lo spaccato sociale, l'impegno politico in universo poetico fantastico. Riflessioni volitive, in ritratti incredibilmente realisti, veri e semplici, mai melodrammatici. Emozionanti, mai sentimentali.

Ecco perchè Samantha si prende cura del ragazzino: non per soddisfare, come succederebbe altrove, le proprie frustrazioni. Ma perchè cosi funziona il cinema inimitabile dei Dardenne: " lo spettatore non dovrà mai sapere perché lei si prende cura di Cyril. Non dev'esserci spiegazione psicologica". Perché è un cinema, anche in questa sorta di redenzione laica che rompe certi loro toni meno ottimistici del passato, che non si serve mai del ricatto del passato per spiegare l'amore che serve al presente.


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