|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
di Vivianne Perelmuter
(Belgio, 2010)
|
|
|
|
|
|
|
|
Occorre superare l'inizio faticoso, letterario, esplicativo, suddiviso in tanti godardiani capitoli, nel racconto (molto in prima persona) della crisi di una scrittrice ai confini della vertigine di cui al titolo: non intesa, però (come sottolinea la protagonista stessa), semplice attrazione per il vuoto. Un vuoto che, in effetti, progressivamente riesce ad organizzarsi sul filo della confessione, sempre all'interno di un film intellettuale e in parte compiaciuto: grazie ad immagini non indifferenti, spesso affascinanti, comprese in una estetica esistenziale vieppiu significativa. Più che i piani-sequenza sfumati, impressionisti, un po' risaputi (aeroporti, traffico, città notturne) sono i primissimi piani accurati e materici, i colori, suoni, musiche (da Mahler ai contemporanei), indagati in una intimità che penetra nella grana del fotogramma ad imporre una loro poetica. Un piacere del filmare che, nel gioco eterno tra realtà ed astrazione, conferisce sensualità agli oggetti e restituisce consistenza ai sentimenti. Intuizioni espressive che riscattano un approccio solitamente indisponente conferendogli momenti d'indubbia emozione.
|
|
Il film in Internet (Google)
|
Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
capolavoro
da vedere assolutamente
da vedere
da vedere eventualmente
da evitare
|
|
|