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di Jessica Hausner, con Sylvie Testud, Bruno Todeschini, Elina Löwensohn
(Austria, 2009)
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Malgrado, o piuttosto a causa del proprio nome Lourdes arrischia di scontentare il credente come l'agnostico. Fra i film che più hanno impressionato all'ultima Mostra di Venezia, quello di Jessica Hausner, singolare regista austriaca allieva di Michael Haneke, non è di certo un atto di fede; ma nemmeno una dichiarazione di guerra nei confronti di un supermercato dei miracoli. La bravissima Sylvie Testud è la vittima di una sclerosi a placche che avrà una sorta di storia d'amore discreta, ma pure velata di humour con un infermiere alla Vittorio de Sica interpretato da Bruno Todeschini. Ma il vero protagonista di Lourdes è lo stile. Perché è il modo con il quale la giovane cineasta guarda alla sua storia, di una fisicità costantemente minacciata dal surreale, ad essere laico o anticlericale: pur raccontando forse di un miracolo, forse di una conversione, che premia la protagonista da una malattia che l'ha resa totalmente dipendente. Ma non dalla propria solitudine. Come lo sono stati certi di Bunuel, Lourdes è allora un film sull'ambiguità. Causticamente tradotta dalla storiella che si raccontano gli infermieri tra loro: Gesù, Dio e la Madonna decidono di partire in viaggio. Non ancora a Gerusalemme, piuttosto a Lourdes - propone uno di loro. Fantastico dice la Madonna non ci sono mai stata. Malgrado sia girato dal vero nei luoghi raramente concessi Lourdes non è un documentario, non un film cinico, né tragico, ma nemmeno mistico o consolatorio. E' a metà tra la pietà e la scienza, alla disperata ricerca della lucidità.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
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