Oscar per il Miglior Film Straniero più che sorprendente in un'edizione che comprendeva due capolavori come IL NASTRO BIANCO di Haneke e UN PROFETA di Audiard, questo poliziesco in apparenza, che inizia con uno stupro avvenuto nell'Argentina degli anni Settanta seguito da una sbrigativa scarcerazione del colpevole, è in effetti un film più che meritevole. E proprio per quel "in apparenza".
Perchè ad affascinare in questo film sobrio quanto profondo, non è tanto il mistero di un giallo che non specula sull'ansia da suspense dello spettatore. Ma che indaga con accenti di grande verità sui rapporti fra i personaggi, le loro motivazioni più intime, la piccola storia dei sentimenti privati confrontata a quella grande dell'Argentina del 1974, esattamente l'anno della scomparsa di Peron, dell'ascesa di Isabel, cui farà seguito, nel 1982, il golpe dei militari.
Cosi, sul filo dei primi piani che mettono in evidenza la splendida espressività del protagonista Ricardo Darin, il malessere che si trasforma in angoscia, l'ipocrisia che si fa crudeltà prima che ferocia, l'impossibilità di dichiarare il proprio amore che si fonde alla desolazione nei confronti dell'impoverimento esistenziale fanno di questo spaccato un esempio ammirevole. Di cinema che non rifiuta le formule dello spettacolo di genere, ma sa tradurne gli echi più sinceri della riflessione poetica e civile.