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LA MIRADA INVISIBLE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 marzo 2011
 
di Diego Lerman, con Julieta Zylberberg, Osmar Núñez, Marta Lubos (Argentina, 2010)
 
Dai dieci anni che ci separano da TAN DE REPENTE, Diego Lerman (assieme a Pablo Trapero) rappresenta un riferimento indicativo al cinema argentino, presenza fra le più determinate di tutte quelle contemporanee, e ciò malgrado certi alti e bassi del proprio paese.

Anche in quest'ultimo senso LA MIRADA INVISIBLE, parabola morale fin troppo trasparente sulle prime contestazioni del 1982 contro la dittatura dei colonnelli, viste nel risvolto sull'universo elitario quanto concentrazionario del Collegio Nazionale di Buenos Aires, è un film eloquente. Gli sguardi del titolo, sul quale il regista organizza anche il proprio discorso espressivo, sono infatti quelli, che da furtivi e bonariamente seducenti si fanno progressivamente repressivi, umilianti e violenti fra chi detiene il potere (i sorveglianti del Liceo, qualcuno addirittura fresco da trascorsi politici e polizieschi) e gli allievi, allineati con disciplina ferrea e manichea all'interno dell'immensa, cupa architettura della scuola, spiati inesorabilmente dagli occhi dei grandi fratelli. In particolare, fra quelli di un apparente paterno sovraintendente e della sorvegliante protagonista (Julieta Zylberberg, personalità imperiosa nella pellicola): quando il rapporto di sopraffazione avverrà, come sarà subito chiaro, sfruttando la libido repressa, le nevrosi, i fantasmi, le frustrazioni assimilate dal trascorso sociale più che famigliare della giovane donna.

La regia di Lerman è costantemente posseduta, suggestiva e potente; fino al rischio di farsi prepotente. Negli spazi angosciosamente costretti, privati della luce diurna nei quali si muove Marita (i corridoi monumentali, le aule, i cessi; ma anche i mezzi di trasporto che la conducono al domicilio nel tempo libero) la cinepresa del regista, sostenuta dalle luci, dai suoni, dal montaggio incide come un bisturi tecnicamente impeccabile. Con una precisione inesorabile, cui vorrebbe voglia di augurare qualche sgarro; qualche dubbio, che avrebbe aggiunto sottigliezza ed efficacia ad un discorso dalla generosità un po' dimostrativa.


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