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STORIE PAZZESCHE
(RELATOS SALVAJES)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 19 gennaio 2015
 
di Damian Szifron, con Ricardo Darin, Oscar Martinez, Leonardo Sbaraglia, Rita Cortese (Argentina, 2014)
 

L'uscita di quest'ultimo prodotto della sempre stimolante scuola argentina, firmato da un cineasta del quale sentiremo ancora parlare, costituisce a prima vista una coincidenza clamorosa nei giorni di Charlie Hebdo. Ma il reciproco rinvio è solo apparente; poiché STORIE PAZZESCHE è un film più comico che tragico, più ironicamente provocatorio e socialmente significativo che cinico o crudele. Il filo conduttore che lega i suoi sei episodi (sulla traccia di uno dei film più emblematici della gloriosa commedia italiana, I MOSTRI di Dino Risi) è la barbarie che si nasconde dietro l'angolo dei personaggi: il loro passaggio dall'indignazione alla collera, dal rancore alla vendetta, dalla protesta alla violenza. Un seguito tragicomico di contrattempi che evidenziano una vendetta nella cabina di un aereo, la rabbia omicida in seguito a un sorpasso sull'autostrada, la rivolta fino alle estreme conseguenze di un ingegnere nei confronti dell'amministrazione per una multa di posteggio ingiustificata, il sotterfugio cinico di un facoltoso genitore per salvare il figlio che ha investito una passante, il caramelloso banchetto di nozze che si trasforma in resa dei conti generale. Un assemblaggio paradossale di materiale, a tratti irresistibilmente comico, spesso testimonio di una riflessione, magari un po' salutarmente stramba, che traduce la presenza fra i fortunati produttori (record assoluto di entrate in Argentina e candidatura ai prossimi Oscar!) di Pedro e Agustin Almodovar. Certo, sarebbe eccessivo pretendere che RELATOS SALVAJES si costruisca a immagine della magistrale provocazione del delirio barocco di LA LEGGE DEL DESIDERIO o dI DONNE SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI. Ma Damian Szifron fonde brillante qualità nei dialoghi, musiche allettanti, attori impeccabili e pure regia da cinema d'autore con un'energia spregiudicata che gli assicura un godimento popolare. Perché dolercene?


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