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FESTIVAL DI LOCARNO 2014 - PRESENTAZIONE
  Stampa questa scheda Data della recensione: 4 luglio 2014
 
(2014)
 
Festival di Locarno 2014: un panorama imponente

TUTTO L'AMORE PER IL CINEMA

Presentare Locarno è più complicato rispetto ad altri festival. Per Cannes, Venezia o Berlino basta un'occhiata per rendersi conto di chi, fra i grandi, non faccia parte della festa (per dirne una: Paul Thomas Anderson, Fincher, Nolan, Ozon all'imminente Mostra di Venezia). Quindi, cercare di capire se è perchè gli autori non hanno potuto esserci (in pratica: se non ce l'hanno fatta a terminare a tempo la loro pellicola). Oppure, ipotesi già più imbarazzante, non hanno voluto esserci. Infine, e siamo perô ai confini dell'infamia, ignorato chi avrebbe potuto esserci. Clamorosa, in questo senso, l'ormai leggendaria gaffe di Cannes nel 2004: quando rifiutò la selezione di VERA DRAKE di Mike Leigh, onorato pochi mesi dopo addirittura con il Leone d'Oro a Venezia.

Ma per Locarno non funziona a quel modo. Terra di scoperte, che ai grandi nomi, agli autori affermati ha potuto aspirare per soli brevi tratti o ragioni particolari della sua lunga storia, Locarno è stata ben diretta da chi ha saputo seguire il proprio istinto, consapevole di non contare più di tanto su un proprio potere privilegiato di contrattazione. Capace di aprirsi verso l'esterno, di affacciarsi alla finestra di uno spazio e un mercato limitato. Di evitare gli storici luoghi comuni, primo fra tutti quello consolatorio sulla propria imprescindibilità, in quanto espressione di una Svizzera Italiana minoritaria. Legittimo, fino all'ovvietà; a condizione di non servire da alibi. Ricordo i molti decenni di militanza nella manifestazione accanto all'amico Federico Jolli, quando ai vertici delle responsabilità artistiche figuravano (giustamente) due soli ticinesi all'interno di una dozzina qualificata proveniente dell'area culturale svizzero-tedesca e romanda. Malgrado quell'apertura culturalmente e strategicamente proficua (oggi stranamente trascurata) lo spauracchio era già allora Lucerna: sospettata dei sotterfugi più infidi pur di accaparrarsi il più ghiotto evento cinematografico nazionale. Ora è la volta di Zurigo, forte del proprio potere economico, mediatico, della sua centralità negli interscambi globali. Ma, una volta per tutte: perché alla minoranza di lingua italiana venga sottratta la più prestigiosa delle sue piattaforme internazionali, bisognerebbe veramente combinarne di tutti i colori. Un dato di fatto che va sfruttato con lucidità in termini di simpatia e di potenziale politico (non sempre evidente, una volta trascorso l'entusiasmo della migrazione vacanziera estiva). Non soltanto in privilegi, come quello di essere probabilmente una delle poche manifestazioni culturali al mondo a non dovere digerire attualmente dei drastici ridimensionamenti.

Della propria collocazione ferragostana Locarno ha pagato talvolta in presenze mondiali qualificate. Ma, in modo crescente, sembra ormai approfittarne: essendo diventata un rilassato e ricorrente luogo d'incontro, un appuntamento irrinunciabile per gran parte delle forme di potere dall'iniziale più o meno maiuscola. Di questa benevolenza di marca estiva Locarno finisce anche per soffrirne: in termini di analisi e di conoscenza. Mentre in passato Piazza e Fevi riassumevano in deliri d'entusiasmo o bordate di fischi la loro partecipazione (e quanto utilmente, come ci diceva osservando la piazza, uno Steven Spielberg che già pregustava la promiscuità critica di una platea del genere), ora tacciono e acconsentono. Semplicemente compiaciute di esserci.

Ecco perché Locarno, più di ogni altro festival, è tutto da vedere prima di parlare. Cosi, un anno fa alla sua prima edizione, a Carlo Chatrian era riuscito di piazzare fra Concorso e Piazza un'infilata di nomi insolitamente (per Locarno) di lusso: Aoyama, Kurosawa e Hong Sangsoo, trittico asiatico da far gola ai pescecani internazionali, Porumboiu, Simon, Delbono, Pinto, Yersin, Baier e Bron fra gli svizzeri. Quest'anno è sul "divismo" degli ospiti - quasi una prima per un festival che ha sempre preteso di poterne fare a meno - che a prima vista è sembrata volersi indirizzare l'attenzione mediatica: Mélanie Griffith, Mia Farrow, Juliette Binoche, Jean-Pierre Léaud, Armin Mueller-Stahl, Giancarlo Giannini, Jonathan Price, Agnès Varda, Dario Argento, Victor Erice... Nulla di male, per anni abbiamo lamentato edizioni striminzite come glamour in nome di un puritanesimo autopunitivo. Nulla di sprecato, di fine a sé stesso: a condizione che i nomi nomi entrino in sinergia con le tematiche del festival, con il suo scopo primario di mostrare per divertire. Ma senza dimenticare d'insegnare a guardare. Addirittura benissimo: se a coronare la lista c'è il nome di uno dei più grandi del cinema moderno come quello di Roman Polanski, c'è la splendida impresa di averlo convinto a tenere una master class aperta al pubblico; oltre che presentare in Piazza, assieme alla formidabile protagonista del film Emmanuelle Seigner, il più recente dei suoi capolavori, VENERE IN PELLICCIA.

Non sono tanto i nomi, quanto eventualmente le cifre ad inquietare un poco: con due conti per difetto, leggo 16 film in Piazza, dopo l'apertura mediaticamente notevole con la Scarlett Johansson e Morgan Freeman di LUCY. Ragionevoli appaiono i 17 del Concorso Internazionale, ma altri 17 ne figurano in Fuori Concorso... Nella sezione Cineasti del Presente, quella delle voci nuove, delle tendenze che si affermano, delle scoperte di Locarno; non sarà facile frequentare altre 15 proiezioni. Poi, intitolata Signs of Life, una nuova fetta di programmazione compare quest'anno, anche giustamente dedicata ai territori di frontiera che il cinema, meglio gli audiovisivi devono esplorare: 9 proiezioni serali al Palavideo. In onore del Pardo d'Onore 2014 ecco una doverosa rassegna informativa, perché di Agnès Varda è ancora in parte da scoprire: e sono 9 titoli, a partire da CLUE DE CINQ A SEPT , passando dal mitico SANS TOI NI LOI. Dell'altra festeggiata francese, Juliette Binoche, verranno proiettati 3 film notevoli, di Kieslowski, di Kiarostami e infine (in Piazza) quel SILS MARIA di Assayas appena visto a Cannes che incanterà, tra l'altro, tutti i ferventi addetti agli ipnotici panorami engadinesi. Altra premiata, la grande produttrice di Hong-Kong Nansun Shi: non perdetevi tra i suoi 3 film, il recente e incredibile, YOUNG DETECTIVE DEE. Altro premiato, l'inventare della steadycam Garrett Brown, altri 4 film; firmatI Kubrick, Ashby, Avildsen e Wadleigh. Poi, un attore, grande e un po' dimenticato, il tedesco Armin Mueller-Stahl: 3 film, tra i quali il leggendario LOLA di Rainer Werner Fassbinder e SHINE di Scott Hicks. E ancora regista spagnolo Vicrtor Erice, Pardo alla carriera: 7 film, anche se quattro sono dei corti.

Tutto ciò è un po' da capogiro, ma non è finito. C'è la sezione Histoire(s) du cinéma, ispirata dal celebre titolo di Godard: 4 film di Li Han-hsiang, MATLOSA di Villi Hermann in commovente omaggio a Carlo Varini, 2 film di Amiguet nella collaborazione con la Cineteca di Losanna. E Dario Argento, e TEMPI MODERNI con accompagnamento dell'Orchestra della Svizzera Italiana.Tra i membri delle varie Giurie ci sono evidentemente validi registi o attori: di molti di loro verrà presentato un film, ho perso il calcolo, ma siamo attorno aI 15... Infine, una collaborazione con il Brasile e supportata dal Dipartimento Federale degli Affari Esteri intitolata Carta Bianca comprenderà ancora 7 titoli scelti da Cinema do Brasil. Tralascio l'infinità dei filmati che compongono la tradizionale e indubbiamente preziosissima sezione di cineasti in divenire, i Pardi di Domani. E, dulcis in fundo il grande vanto storico di Locarno, la Retrospettiva dedicata quest'anno alla produzione della Titanus, la mitica e più longeva delle società di produzione italiana. Qui si tratta di un'altra cinquantina di film, ma è giusto calcolarli a parte; una retrospettiva della qualità di quelle locarnesi rappresenta un mondo a parte, spesso seguito da specialisti che accorrono a Locarno per queste occasioni. Quest'anno, di rivedere Matarazzo, Pietrangeli, Genina, Mastrocinque, Comencini, Pietrangeli, Rossellini, Visconti, Lattuada, Monicelli, Rosi, De Seta, Zurlini, Petri, Bolognini, Olmi...

Un'offerta imponente: nella quale è implicita, e tutta da verificare, una riserva e un riconoscimento. La prima, è che la vertigine numerica di cui sopra non si trasformi in fonte di dispersione; o, magari generosamente, faccia opera da paravento a una impossibilità di selezionare meno opere, ma capaci di parlare da sole. In quanto al riconoscimento, esso nasce fin d'ora dal fatto che da una tale varietà risalta l'aspetto rallegrante e promettente di Locarno 2014, un amore incondizionato per il cinema.

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

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