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ALL IS LOST - TUTTO E' PERDUTO
(ALL IS LOST)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 15 febbraio 2014
 
di J.C. Chandor, con Robert Redford (Stati Uniti, 2013)
 
Diverso, ALL IS LOST non lo è tanto per la storia che racconta, quella di un navigatore solitario che va a sbattere contro un container in una zona dell'Oceano Indiano, lontano da ogni rotta commerciale. Una falla nello scafo apparentemente trascurabile, l'entrata d'acqua da tamponare con mezzi di fortuna ma secondo manuale; prima che sopraggiunga una tempesta che già s'intravvede all'orizzonte. Quindi, il concatenarsi delle conseguenze, i 106 minuti del film per riuscire in un modo o nell'altro a rimanere a galla.

Non siamo però dalle parti delle grandi epopee del mare, di Conrad, Melville o Hemingway. Diverso il film lo è per le proprie specificità. Ad esempio, che non vi si pronunci una sola parola (una, forse; una più che giustificabile imprecazione da parte del protagonista potrebbe anche essermi sfuggita…), ad eccezione di un breve incipit, forse superfluo, con la voce fuori campo del protagonista che legge un messaggio. Poi, solo l'osservazione ravvicinata, estremamente minuziosa, del gesto e della sua fatica, delle conseguenze minime alle quali può condurre.

Tutto ciò forse non a caso: scrittore e pubblicitario, il regista J.C. Chandor ha esordito nel 2011 con un MARGIN CALL per nulla indifferente, nel quale seguiva le vicissitudini delle 24 ore di una banca allo scoppio della crisi finanziaria. Una cronaca dettagliata, claustrofobica dall'interno di Wall Street, nata anche dal fatto che il cineasta è figlio di un banchiere. Da quel film corale, dal naufragio collettivo iniziato dalla Lehman Brothers a quello di un singolo individuo, lo straordinario Robert Redford nella sua solitudine fra mare e cielo, il passo acquista allora tutta una sua logica.

Si sa quanto nel cinema sia difficile elevarsi alla trascendenza con l'ausilio del solo realismo: ed è vero che il film, nella sua logica e caparbia determinazione di attenersi ai fatti concreti, raramente sconfina nelle dimensioni altrimenti esaltanti del mentale. ALL IS LOST rimane incollato agli aspetti materiali, ai dettagli tecnici che condizionano una sopravvivenza sempre più problematica. Ma così facendo riflette sull'uomo, sul suo ingegno; sulla sua fede nella ragione, la conoscenza e l'azione, il supporto in apparenza infallibile offerto dalla tecnologia. Ci racconta della sua lotta, impari però da sempre, nei confronti delle leggi naturali.

Chandor ha d'altra parte una formidabile carta vincente all'interno del sapiente mosaico ottenuto grazie al montaggio, della sua arte indubbia del decantare il tempo e lo spazio: la presenza del solo attore capace di sussurrare ai cavalli, d'immergersi nella natura con l'abbandono indimenticabile del JEREMIAH JOHNSON (CORVO ROSSO NON AVRAI IL MIO SCALPO) girato da Sidney Pollack nel 1971. Con ogni ruga scavata nel viso che pare contraddire la serenità della leggendaria trasparenza azzurra dello sguardo, Robert Redford traduce allora a lui solo tutta l'energia poetica del film.


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