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ALCESTE A BICYCLETTE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 7 aprile 2013
 
di Philippe Le Guay, con Fabrice Luchini, Lambert Wilson, Maya Sansa (Francia, 2013)
 
Fabrice Luchini è un attore immenso, nella vita (provate a trovare un posto ai suoi inimitabili one-man show parigini) come in questa sua ideazione cinematografica: nella quale interpreta qualcuno che molto gli assomiglia, un idolo delle scene teatrali disilluso e recluso sull'isola di Ré, interamente posseduto dalla passione per la lingua francese, esilarante nella foga dotta, ma implacabile nell'ironia tranciante nei confronti di un modernismo di comodo. Caustico, amareggiato, l'attore riceve la visita di un suo vecchio collega, Lambert Wilson, divenuto nel frattempo universalmente noto per le sue interpretazioni di spericolato chirurgo in una diffusissima serie televisiva. Inevitabile lo scontro, anche se tragicomico, una volta affiorata la vera ragione della visita del brillante opportunista. A colpi di spericolati alessandrini, fra due visioni dell'arte che lo sono però anche della vita, il tutto per proporre allo scostante eremita, al purista radicale e esigente la riedizione in coppia di uno dei testi più raffinati della lingua francese, “Il Misantropo”di Molière. Ma a una condizione, che i due celebri ruoli di Alceste e di Filinte possano venire alternati fra i due. Semplice, ennesimo capriccio del parigino un filo vanesio ? Non esattamente, quando sappiamo quanto l'Alceste della tradizione letteraria rappresenti da sempre l'idealismo che non si piega ai compromessi e agli inganni. Mentre, agli antipodi, l'amico Filinte è il pragmatico, pronto ad adattarsi alle opportunità offertagli dalla società.

Saranno queste due attitudini morali e tutto il tono del film a evolvere dopo quella prima parte sapiente e un po' tanto scritta. Nel paesaggio rarefatto dell'inverno bretone s'insinuerà fra i due una bella e scostante italiana in attesa di divorzio (Maya Sansa), la faccenda si farà più concreta, e ALCESTE A BICYCLETTE sfocerà in una dissertazione piccante e disinvolta sulla natura umana e si suoi compromessi. Sempre condotta sull'uso raffinato della parola, sulla sensibilità dell'intervento registico, in una dimostrazione di come un film intelligente possa anche ambire a conquistare il grande pubblico.


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