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FESTIVAL DI ROMA 2012, O IL RIFIUTO DELL'IMMAGINAZIONE
  Stampa questa scheda Data della recensione: 14 novembre 2012
 
(2012)
 
Come hanno scritto Le Monde, Libération, gli americani o, in Italia, i giovani critici della Rete (piuttosto che i biliosi senatori delle grandi testate, coinvolti in strategie nazionali e frustrazioni personali sulle quali si sono consumati mesi di energie insensate), coloro che sono riusciti ad occuparsi di cinema piuttosto che di regionalismi e rivincite contrabbandate per glamour da tappeto rosso (pardon, red carpet, dicono adesso; come election day, endorsement, embedded...) il Festival del film di Roma è riuscito a fare, a tratti in modo insperato, di necessità virtù. Ha inventato ( o quasi, se tutto fosse andato secondo civile ragionevolezza), malgrado partenze ritardate e sabotaggi così evidenti da risultare meschini (in primis quello di Repubblica, che ha semplicemente evitato ogni analisi cinematografica per sfogarsi in fuorvianti titoli a sensazione ) una specie di nuovo festival in formazione. Sull'onda irreversibile di mutamenti in atto, uno sguardo non più soltanto ad un "cinema" ormai inscatolato in formati e idee sempre più prevedibili. Ma curioso di esplorare aperture in parte ancora tutte da sondare in un universo ormai irrimediabilmente esploso com'è quello della creazione e del consumo delle immagini.

Piuttosto che sparare sul verdetto invero assurdo di giurati che affrontano universi culturali a loro estranei sbarcando dall'Australia o anche solo dall'America per qualche giorno (ma non sarà giunto il tempo di pensare a dei festival non competitivi, ad immagine di quello sempre più ambito di Toronto; o preoccupati di ancorarsi alle esigenze del mercato, cosi di garantirsi indirettamente la qualità anche artistica come Cannes o Berlino?) ci sono altre cose sulle quali chinarsi.

Innanzitutto sul fatto di un bicchiere del quale si è esasperata ad arte la metà vuota ignorandone il contenuto di base: che fra le opere del tanto invocato tappeto rosso ci fosse pur sempre un capolavoro come l'ultimo film di Johnnie To, oltre a opere di primissimo piano come quelle firmate da Larry Clark (che si è preso l'oro, nell'unico istante di lucidità della giuria), da Mijke, Hogan, Donzelli, Muratova, Fedorchenko, Feng Xiaogang, Hill, Doillon, Satrapi, a rivelazioni come quelle di Rivero e dei due fratelli americani Polsky, dello stesso figlio d'arte Roman Coppola. Ignorare che dalla sezione innovativa, CinemaXXI, uscissero molte delle perle attese, in buona parte non viste per varie incompatibilità con l'assieme della programmazione (questo si, un problema da risolvere): certo, gli splendidi tentativi di "sperimentazione" di un Verhoeven, di un Greenaway, di un Figgis. E la presenza, in quella direzione, dei vari Kaurismaki, Egoyan, Erice, Mograbi, Botelho. Ma tutta una serie di scoperte, anche per i critici, che rispondono ai nomi di Wahrmann, Hu Haofeng, Scutelnico, Aalmerey, Daikiri/Miura, Laura Pakalnina, e via dicendo. Fortunatamente segnalati dall'impeccabile giuria di quella sezione, non a caso guidata da uno dei più grandi creatori dell'arte visiva contemporanea come Douglas Gordon.

Detto questo, ma solo allora, ci si potrà chiedere se Roma abbia la vocazione per mutare una propria manifestazione di glamour locale e modesta irradiazione internazionale in un appuntamento di ricerca e riflessione, oltre che di svago, dal potenziale eco internazionale. Se sia producente accostare, in contemporanea, lungometraggi tradizionali ad una rassegna di prodotti multi-formato che necessitano di un approccio diverso da quello convulso proposto inevitabilmente da un festival. Se non sia un sogno destinato a rimanere ancora nel cassetto (in particolare in un contesto come quello italiano che non riesce nemmeno a pianificare due date e un paio di opzioni geografiche sulle quali organizzare una riflessione culturale e artistica) avvicinare l'immaginazione nell'uso di ogni genere di sguardo a quello di un formato che si è plasmato (oppure sclerotizzato?) da più di un secolo come quello cinematografico.

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

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