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ANOTHER EARTH Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 7 maggio 2012
 
di Mike Cahill, con William Mapother, Brit Marling, Matthew-Lee Erlbach (Stati Uniti, 2011)
 
E' il bello, e non solo del cinema: si puo allestire alla grande, e finire con le briciole. Oppure, riflettere con quel poco che si ritrova sottomano (certo, succede anche nel cinema americano) e proiettarsi all'infinito.

L'infinito, l'inesplicabile, l'ineluttabile, l'irrinunciabile. Si può tentare di andarci in un paio di modi (come succede benissimo in questo piccolo, preziosissimo ANOTHER EARTH): puntando verso l'infinitamente grande, come in un viaggio nel cosmo. O verso l'ignoto di una Terra gemella, che improvvisamente è compare nel cielo, accanto alla luna. Al contrario, si può tentare un itinerario dai risultati altrettanto incerti, quello che si avvia a scavare verso il profondo del nostro intimo. Ma sempre alla ricerca di una consolazione dalle mortificazioni quotidiane, dalle colpe incancellabili che possono emergere da questo salti nel buio. Cosi, il perdono può nascere da quello specchiarsi in un pianeta gemello di cartone, abitato da nostri doppi. Come nella comprensione, finalmente priva di timori, di quell'Altro, apparentemente identico, ma rifugiato dentro di noi : che potremo finalmente osservare, comprendere, modulare in tutta oggettività.

Sembra filosofia, magari spicciola. Ma a Mark Cahill (scoperto all'ultimo Sundance e riproposto un anno fa a Locarno, forse il film più sorprendente di tutta la manifestazione) basterebbe la splendida intuizione, vertiginosa rimessa in questione offerta dal piano finale per tradurla miracolosamente in immagini. Miracolo, anche perchè nasce da quattro soldi, con intelligenza e poesia, senza le strombazzature d'uso. La sceneggiatura, la scelta di una protagonista sensibile e bella nella quale è facile identificarsi, la qualità sicura di uno sguardo pur condizionato dai limiti materiali del piccolo indipendene americano, tutto nasce da una semplicità e da un'emozione sempre lucida con la quale si traduce la vicenda: quella di una giovane, appassionata di astronomia, che provoca un incidente d'auto, nel quale viene distrutta l'intera famiglia di un insegnante di musica. Troverà il modo di avvicinarlo, dopo avere espiato nei confronti della società; ma troverà sopratutto una via per elaborare i traumi connessi al dramma: un cammino pratico e al tempo stesso sublime. Che ha la stessa giustezza di un film che coniuga poeticamente realismo e trascendenza.


   Il film in Internet (Google)

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