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FESTIVAL DI LOCARNO 2011 - PRESENTAZIONE
  Stampa questa scheda Data della recensione: 1 luglio 2011
 
(2011)
 
FESTIVAL DI LOCARNO 2011, CARTE DA GIOCARE

Il mondo va come sapete. Quello del cinema, con i suoi specchi per le allodole, con i suoi festival e relativi lustrini non potrebbe andare altrimenti. Nelle sale (che storicamente in tempi di crisi usavano prosperare) gli spettatori diminuiscono, quelle mono schermo, ultimo rifugio del cinema d'autore, scompaiono progressivamente, nei multiplex-popcorn il 3D e i suoi occhialini sbilenchi stanno già evidenziando tutti i propri limiti, DVD e Blu-ray vengono svenduti, i produttori disperano alle prese con la pirateria e la prospettiva ultima di una diffusione diretta dalla Rete di un prodotto sempre più virtuale.

Paradossalmente, in questo quadro da lm catastrofe, Locarno ha le sue belle carte giocare. Ha uno spazio di proiezione che, se non piove, nemmeno Cannes può sognarsi, delle strutture che, malgrado sempre utili piagnistei, sono più solide e futuribili di quelle sbilencamente italiche del Lido veneziano, delle date che invitano all'indulgenza da rilassamento estivo. E un pubblico, giovane, entusiasta, generoso no all'eccesso. Non è vero che Locarno sia (ancora?) il piccolo fra i grandi; e avrebbe fatto meglio a rimanere il più grande fra i piccoli. Ma è il solo festival popolare al mondo. Un abisso da sua maestà Cannes, dove però non entrano che gli addetti ai lavori; da Venezia, dove per assistere bisogna possedere la vocazione del campeggiatore; o da Berlino, che ha sontuose strutture, ma la prepotenza del marketing e una programmazione convenzionale.

Le carte, poi, bisogna saperle giocare. Se la voglia estiva di aggregazione vacanziera ha assicurato la festa sulle rive del Verbano, le incertezze della programmazione nell'ultimo decennio ne hanno nel frattempo sminuito l'identità nel mondo dello spettacolo, diminuito lo storico richiamo internazionale che ne ha giustificato l'esistenza per oltre mezzo secolo, mortificato il potere di contrattazione.

Invertire questa tendenza rappresenta il compito che deve affrontare (in questo senso, un secondo festival è come un secondo film: il più difficile da fare) la nuova direzione artistica di Olivier Père. Vittima, nella passata edizione, di polemiche anche pretestuose; ma probabilmente incauto nel proporre alla provincia cinematografica che siamo l'ingenuità di un certo pariginismo "entre copains". Oltre tutto gravato, come raccontato a suo tempo, dal mancato supporto di una presenza locale e nazionale consistente.

Un Concorso saggiamente concentrato che si spera giustificato da qualche scoperta, una Piazza intelligentemente aperta alla qualità anche se non inedita (perlomeno un capolavoro, Le Havre di Kaurismaki, e una scoperta eccitante, Drive di Refn), una Retrospettiva degna della grande tradizione locarnese, una programmazione aliena dalle seconde o terze scelte potrebbero allora riportare il nostro Festival sulla via che ancora gli compete.

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

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