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CORPO CELESTE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 2 aprile 2012
 
di Alice Rohrwacher, con Yle Vianello, Salvatore Cantalupo, Anita Caprioli, Renato Carpentieri, Pasqualina Scuncia (Italia - Svizzera, 2011)
 
A tredici anni, Marta ritorna in Calabria, dopo essere cresciuta in Svizzera con la famiglia. Nella periferia di Reggio in cui abita ora è tempo di Cresima, e quindi di Catechismo, di apertura fiduciosa ad una nuova vita. Ma il parroco (adeguatissimo Salvatore Cantalupo, il sarto di quel GOMORRA che viene subito alla mente, senza la mafia ma con tutto lo sbando restante) è interessato a raccogliere voti per il politicante locale e a sognare la promozione in una parrocchia più eccitante da parte di un vescovo senile. In quanto alla catechista (ancora una scoperta clamorosa, Pasqualina Scuncia, tabaccaia per 17 anni e quindi responsabile di un bed and breakfast!), per attualizzare i propri riti nella sacrestia-balera non ha trovato di meglio che adattare canti e balletti delle bambine alla surreale idiozia dei telequiz berlusconiani.

Anticlericalismo primario nei confronti di una Chiesa impotente al contatto autentico con l'impagabile ricettività dell'infanzia, critica di una società che ha perso ogni identità al di fuori dell'assembramento accanto al televisore? Alla presa con temi non di certo inediti, la sorpresa dell'esordio al cinema di finzione di Alice Rohrwacher, sorella minore laureata in letteratura e filosofia dell'attrice già grande Alba, giustamente confortata da un'immediata selezione alla Quinzaine di Cannes, è qualcosa di più di una satira spiccia, di uno spaccato regionalistico. Un pò nel ricordo di un altra opera prima vibrante, KES di Ken Loach, e di tanti film dei Dardenne CORPO CELESTE (tratto da un romanzo di Anna Maria Ortese) è il nuovo film italiano del 2011 che aspettavamo.

Una favola iniziatica, intima e delicata, sui dubbi della catecumena Yle Vianello, incantevole di fresca naturalezza. Un racconto di formazione, ironico e indagatore sulla fatica del diventare adulti; che subitosi fa riflessione, matura, sconsolata ma infine liberatoria sulla fatica della spiritualità per aver ragione del materialismo. La regista sposa lo sguardo limpido della bimba appena adolescente, con la qualità della documentarista che è stata, attenta ai riflessi e ai suoni immediati di uno sfondo al quale siamo ormai rassegnati, fatto di edilizia incompiuta, bretelle autostradali, fiumi in secca e discariche percorse da giovani disoccupati.

Ma quello di Alice Rohrwarcher sa essere anche lo sguardo del non-detto, e CORPO CELESTE una storia di sottrazioni, formali e quindi morali. Alla protagonista della propria fede, non necessariamente con la maiuscola; al prete di un'aspirazione non solo terrena, alla madre di un contatto con la piccola che non sia nel timore crudele delle reazioni adolescenziali della maggiore; alla perpetua, di un rifugio dalle mortificazioni terreno nel castello pericolante delle leggende santificate. Il film acquista allora un'ulteriore dimensione simbolica e poetica: così, quando le spiegano che il Cristo era pure lui un rivoltoso, la giovane potrà finalmente avvicinarsi a sfiorare il vecchio crocifisso polveroso caduto per terra. Ma anche a una spiritualità che è quella del ragazzino che sulla spiaggia le dona un animaletto guizzante proteso alla vita.


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