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COPIA CONFORME
(COPIE CONFORME)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 10 giugno 2010
 
di Abbas Kiarostami, con Juliette Binoche, William Shimell, Adrian Moore, Jean-Claude Carrière, Agathe Natanson, Angelo Barbagallo (Francia - Italia, 2010)
 
Una gallerista inappagata con figliolo e il critico d'arte inglese, giunto in Toscana per dissertare sui valori della copia nei confronti dell'originale, improvvisano un viaggio in campagna. Itinerario alle origini della “copia conforme” di cui parla il titolo, alle sorgenti della (eventuale) ricomposizione di una coppia. Road movie fisico e immateriale, che prende l'avvio all'interno di una di quelle scatole chiuse sulla nostra intimità da sempre predilette dal regista iraniano: l'auto, che come in Ten (forse non a caso, ultima fiction girata da Kiarostami nel 2002), non è mai un contenitore astratto o intellettuale. Ma lo spazio nel quale la realtà filtra attenuata dall'esterno; mentre, su due semplici assi di visione l'occhio e, forse prima ancora la parola governati dal cineasta riescono ad indagare con decuplicata sensibilità ed emozione sulle motivazioni segrete dei personaggi. La domanda dall'impossibile risposta che si porrà lo spettatore costituisce allora l'enigma conduttore di Copia conforme: ma lo sono già stati, i due, marito e moglie? Oppure, siamo in un gioco, dal quale non riusciremo mai a sottrarci, di disgregazione, ricostruzione, o di semplice, eterna seduzione?

In questi tempi di tridimensionalità becere e alte definizioni fasulle, rieccoci infine in quelli dell'intelligenza e della manipolazione; grazie al potere infinito e magico dell'immagine e della parola.

Con nella mente l'itinerario rosselliniano di Viaggio in Italia, una situazione in misteriosa progressione, dei dialoghi, una scelta di tagli dalla cinepresa che si concentrano squisitamente sul microcosmo dei personaggi, il regista (che per la prima volta ha girato fuori dall'Iran, con una star internazionale, in tre lingue straniere) opera all'opposto della maggior parte dei suoi colleghi. Sottrae dai confini dello schermo tutto quanto è inutile: e lascia ad altri di attardarsi sul superfluo. Nasce cosi una complicità tutta sua, indagatrice, affettuosa e sensuale: nei confronti della reattività fremente e fragile di una meravigliosa Juliette Binoche, come della flemma inquieta del sorprendente baritono inglese William Shimell. Copia vera e falsa di una coppia, ricalco del tempo che trascorre al suo interno, semplice e complessa, leggera e profonda, quella di Kiarostami è tutta l'arte, delicata e destabilizzante dell'illusione. Come dire, del cinema.


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