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GREEN ZONE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 aprile 2010
 
di Paul Greengrass, con Matt Damon, Greg Kinnear, Brendan Gleeson, Khalid Abdalla (Gran Bretagna, 2010)
 
Non a caso le prime immagini di GREEN ZONE affiorano dal buio totale dello schermo; mentre sono i suoni, apportatori di inquietudini ancora più antiche, a precedere la loro apparizione. Senza preamboli, spiegazioni, titoli di testa, Paul Greengrass ci precipita non solo nel cuore dell'azione, ma nella realtà di un quotidiano assoluto. Il suo ultimo film, ad esatta sembianza di uno stile dalla resa realistica ormai proverbiale, è il risultato altrettanto eccitante di una scommessa: sfociare grazie all'azione, all'inchiesta di tipo poliziesco, al thriller che tanti spettatori prediligono, nella riflessione morale, nella constatazione sociale, nel cinema politico. Le grida dapprima, quindi i bagliori, le detonazioni, l'agitazione convulsa degli individui che emergono dal caos: sappiamo perfettamente, per averlo visto alla televisione, di cosa si tratti, e di quanto comporterà. L'Irak, la presa di Bagdad, la ricerca parossistica delle armi di distruzione di massa nascoste da Saddam, pretesto alla guerra di Bush.

Solo che questa non è televisione, che quelle cose ce le mostrava da lontano, come un fuoco d'artificio contemplato dalla terrazza dell'albergo dei giornalisti esteri, dal privilegio della zona verde sicurizzata alla quale si riferisce il titolo del film. E' invece il cinema di Greengrass, l'autore della TRILOGIA JASON BOURNE cresciuto nella crescente efficacia spettacolare delle serie televisive e di United 93, straordinaria cronaca supposta veritiera di uno dei famosi voli senza sopravvissuti dirottati l'11 Settembre. Già l'irruzione della fantasia nel falso documentario, dell'azione spettacolare nella realtà contemporanea: già il coraggio di pochi individui inermi ma di buona volontà noi confronti di macchinazioni più grandi di loro, l'esigenza di un ordine civile all'interno dello strapotere tecnologico, la denuncia dell'arrogante approssimazione di chi detiene il potere.

Sul filo della sceneggiatura di Brian Helgeland (L.A. CONFIDENTIAL e MYSTIC RIVER…) GREEN ZONE riprende questa fusione tra finzione e realtà, fra poliziesco e film di guerra per evolvere ulteriormente nell'assatanata energia cinetica dello sguardo cinematografico del regista inglese. Matt Damon, impeccabile da sempre nel ruolo dell'eroe dagli occhi trasparenti, testimone di un'America ancora innocente, insegue il generale irakeno che conosce la verità sulle armi; ma è incalzato a sua volta dalle istanze superiori che vogliono impedire l'emergere della verità. Il portentoso ricreare la realtà che aveva reso GREEN ZONE incredibilmente simile ad un documentario si muta allora in un delirio reso sempre più astratto dal gioco formale creato dal cineasta: nel dedalo della capitale agonizzante fra le ombre sfuggenti degli abitanti in fuga, nel dilagare verdastro dei visori notturni, nelle geometrie allucinanti dei posizionatori satellitari, c'è tutta la vertigine di una rincorsa ad una assurdità epocale. Fuori dal tempo, come ogni riflessione sulla follia umana; determinata, come nello smarrimento del compagno irakeno di Matt Damon: “ non sta a voi decidere su quanto succede da noi.”


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