3827 recensioni a vostra disposizione!
   
 

ANOTHER YEAR Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 6 maggio 2011
 
di Mike Leigh, con Jim Broadbent, Lesley Manville, Ruth Sheen, Oliver Maltman, David Bradley, Peter Wight, Imelda Staunton (Gran Bretagna, 2010)
 
Una meraviglia. Ma, a ormai un anno dall'accoglienza trionfale al Festival di Cannes 2010 tutt'ora invisibile (in buona compagnia con grandi film “non abbastanza commerciali” (?), come POETRY di Lee Chang-dong, LOLA di Brillante Mendoza, YUKI E NINA di Sobuhiro Suwa, BAD LIEUTENANT di Werner Herzog, WHITE MATERIAL di Claire Denis, DE BATTRE MON COEUR S'EST ARRETE di Jacques Audiard, LOS MUERTOS di Lisandro Alonso, ESSENTIAL KILLING di Jerzy Skolimovski, VENUS NOIRE di Abdellatif Kechiche, BARNEY'S VERSION di Richard Lewis, e si potrebbe continuare) sui nostri schermi, in altre faccende affaccendati . A questo punto, da appropriarsene con urgenza in DVD.

Autore di una serie difficilmente confrontabile di capolavori, emozionanti quanto socialmente e politicamente coinvolgenti (da NAKED a SEGRETI E BUGIE, a IL SEGRETO DI VERA DRAKE, a TOPSY-TURVY) l'inglese Mike Leigh rappresenta da tempo il poeta delle storie in apparenza piccole, comuni e quotidiane. In effetti, rivelatrici come poche altre dell'intimità con una verità umana scandagliata dallo scorrere inarrestabile del tempo. Come questa, perfetta, infinitamente luminosa nella sua incredibilmente naturalezza di ANOTHER YEAR: costruita all'interno dell'abitazione piccolo borghese nella periferia londinese di una coppia di lungo corso, Tom il geologo, e Gerri la psicologa. Nel riflesso agrodolce dei lavori che si svolgono nel piccolo orto sul retro, specchio mirabile dello scorrere delle quattro stagioni.

Con infinita sapienza, lo sguardo della regia di Leigh ne coglie le tinte, i sapori, le relative risonanze psicologiche mentre si fondono all'estrema normalità esistenziale dei protagonisti, alle loro minime ma sempre rivelatrici reazioni, agli incontri rassicuranti con l'amica depressa, il figlio fidanzato, il fratello vedovo. Tutte le solitudini, le frustrazioni, gli errori, i rimorsi di un coro tragicomico, mai buonista, pure sgradevole e aggressivo. Nello scandire di una ripetitività che, lungi dal farsi banale o insignificante, acquista al contrario una sua straordinaria forza introspettiva.

Le scene di famiglia di ANOTHER YEAR sono irraccontabili, proprio perché immerse in quell'apparente normalità. Ma quale importanza? Ogni spettatore finirà per dirsi di averle già vissute, presto o tardi, e di persona: fra i pomodori che si colorano, i profumi della cucina che invadono i pasti giocosi, o esasperanti, attorno al solito tavolo; immancabilmente conclusi nella dismisura molto british di consumo alcolico. Una visione dall'umanità debordante, nella quale ogni segnale proveniente dalla gestualità più discreta degli attori (frutto del tradizionale, formidabile lavoro di preparazione svolto con il regista) acquista la risonanza indimenticabile di una riflessione sulla condizione umana. Di uno sguardo infinitamente pietoso, ma che mai si rassegna al pietismo; che, nella modestia di quei comportamenti a volte sconsolati, sembra scoprire senza fine umorismo e speranza. E un immenso desiderio di capire.


   Il film in Internet (Google)
  Film dello stesso regista

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

 
Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda