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AN EDUCATION Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 20 febbraio 2010
 
di Lone Scherfig, con Peter Sarsgaard, Carey Mulligan, Alfred Molina, Dominic Cooper, Emma Thompson (Gran Bretagna, 2009)
 
Film del momento in Inghilterra, dove attende gli allori della British Academy con otto nomination agli Oscar nazionali dopo essere stato premiato dal pubblico del festival di Sundance, AN EDUCATION appartiene solo vagamente alla gloriosa tradizione del lolitismo: la storia di una ragazzina degli anni non ancora swinging Sessanta che arrischia di mandare all'aria il proprio futuro ad Oxford innamorandosi di un uomo che ha il doppio dei suoi anni.

Più che a Kubrick, e saggiamente, la regista danese Lone Scherfig (al terzo film dopo gli onorevoli ITALIAN FOR BEGINNERS e WILBUR) sembra inizialmente sbirciare dalle parti di Hitchcock. Anche se un po' trasparente, quella cura delle mezze tinte usate nell'insinuare l'eventuale doppiezza del personaggio interpretato dal sempre attento Peter Sarsgaard finisce infatti per situare curiosamente il film: a metà tra un approccio hitchcockiano nell'ambiguità delle psicologie e nell'inquietudine degli spettatori, e una full immersion nelle convenzioni dell'ambientazione piccolo borghese. Da sempre una delle delizie offerte del cinema britannico.

Solidamente ancorato ad una sceneggiatura che evidenzia la personalità di un grande romanziere come Nick Hornby, sempre espressivo nelle scenografie degli interni dal grigiore come dal lusso smunto, perfettamente interpretato (rivelazione dell'adolescente Carey Mulligan; ma soprattutto Alfred Molina, il padre affettuoso e ottuso per il quale l'ascesa sociale passerà tranquillamente dall'emancipazione culturale a quella economica), AN EDUCATION sembra possedere tutte le carte per stigmatizzare le ipocrisie annunciate dal proprio titolo.

Sembra. Anche perché privato nella solita versione doppiata delle sottigliezze tipiche della parlata inglese, la seconda parte finisce per scadere nell'interrogativo sbrigativo che parrebbe ormai sbriciolare le sfumature psicologiche della protagonista: ma chi me lo fa fare di marcire sui banchi di scuola piuttosto che andarmene a Parigi per cinque stelle e champagne? Con una forzatura che contraddice tutta la misura iniziale il film si costringe allora sui sentieri di una certa convenzione. Un ritorno ad una morale, ad un pentimento che, mi sa, non appartenevano alla vivace Jenny; e ancor meno all'aria di quei tempi.


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