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(4 LUNI, 3 SAPTAMINI SI 2 ZILE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 25 settembre 2007
 
di Cristian Mungiu, con Anamaria Marinca, Laura Vasiliu, Vlad Ivanov, Alex Potocean, Luminita Gheorghiu, Adi Carauleanu (Romania, 2007)
 
A destra Christian Mungiu
Palma d'Oro di Cannes 2007, e non solo. Vero e proprio pugno allo stomaco in un'edizione pur densa di opere forti, rivelazione di uno sconosciuto quarantenne dalla personalità prepotente ma posseduta, forte nelle idee come nella loro espressione, affermazione clamorosa (un altro film della Romania, CALIFORNIA DREAMIN' di Cristian Nemescu, ha vinto al Certain Regard) di una piccola scuola cinematografica.

Un titolo solo in apparenza misterioso: indica da quanto tempo è incinta una studentessa, costretta ad interrompere la gravidanza. Nel 1987 di Ceasescu: quando chi era coinvolto in faccende del genere, anche solo marginalmente, era punito con molti anni di galera. E quando la legge, ufficialmente introdotta per calcoli demografici, e la conseguente diffusione delle pratiche di aborto clandestino causò un numero enorme di decessi.

E' il primo lato, agghiacciante, del film; il suo aspetto sociale, politico. Cristian Mungiu affonda le vicissitudini disperate della protagonista, assieme a quelle della sua miglior amica che con le sue contraddizioni diverrà uno degli specchi rivelatore del film, nella Bucarest di quegli anni. Un po' come avrebbe fatto Kieslowski, con qualche pretesa estetica e filosofica in meno: ma non per questo con minore energia espressiva. Uno spazio delirante, nella dilagante, rassegnata putrescenza ambientale, le strade semideserte, gli umidi selciati disastrati, l'interno dei palazzi di fatiscente, staliniana monumentalità, le sovraffollate, assordanti camere studentesche, nelle quali ci si occupa soprattutto di mercato nero. All'interno di quella cornice, il realismo rigoroso, ma nel contempo fantastico del regista ci introduce nel microcosmo destinato a condensare il dramma. Il grande albergo dai corridoi semideserti, i residui di fasti mai consumati, il ricevimento con gli impiegati dalla minacciosa, già inquietante indolenza. E la stanza:dove le due ragazze ricevono lo sconosciuto destinato (in cambio d'impreviste prestazioni) a risolvere il problema. Personaggio kafkiano (interpretato straordinariamente), né buono né cattivo: semplicemente (o, meglio, naturalmente) situato in una sua dimensione allucinata, assolutamente estranea al senso comune del bene e del male. Prodotto terrificante, in quanto diretto, cosi come la situazione e l'ambiente che gli stanno attorno di un degrado che non è nemmeno più morale. Ma, prolungamento di una perversione che giunge dall'alto. Dalla storia di un regime di corruzione, che da pubblico è diventato privato; da un degrado, che da quello dei potenti si è infiltrato all'interno degli individui.

Già splendidi e corrosivi nel fondere alla perfezione il destino dei personaggi con i significati delle risonanze ambientali, i piani-sequenza di Mungiu compiranno allora un ulteriore passo nell'analisi dell'intimo. Delle due giovani donne saprà ancora seguire, in un vero e proprio thriller dell'anima, le reazioni, le motivazioni recondite delle loro psicologie; e non saranno quelle più evidenti. Da implacabile indagine sociale e politica che era, il film si fa ancora riflessione lucida e accorata sulla condizione femminile; e analisi rivelatrice sul significato di amicizia. Quando il mondo attorno ha cessato di esserti amico.


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