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BABEL
(BABEL)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 30 novembre 2006
 
di Alejandro Gonzalez Inarritu, con Brad Pitt, Cate Blanchett, Gael Garcia Bernal (Stati Uniti - Messico, 2006)
 
Il regista messicano di 21 GRAMMI odia le cronologie. E predilige (non a caso, assieme al proprio sceneggiatore e celebre romanziere Guillermo Arriaga) le storie parallele ritrovate a colpi di coincidenze, spezzoni esistenziali, spaccati psicologici che per spiegarsi si volgono talvolta a ritroso nel tempo. BABEL si organizza come non mai in questo senso. Non solo quattro storie diverse che scopriremo progressivamente essere legate fra loro; ma in tre continenti diversi. Eguali destini: ma in culture opposte, personaggi speculari, attori professionisti con altri che non avevano mai vista una cinepresa in vita loro.

Il tema dichiarato di BABEL è quello dell'assenza di comunicazione, fra quelle barriere che sono più interiori che geografiche. Nel deserto marocchino, alla frontiera messicana oltre San Diego, nel centro di Tokio sono a prima vista le differenze linguistiche, le opposizioni culturali o religiose ad imporsi: poi progressivamente, il tema della colpevolezza. Quella dei genitori nei confronti dei figli. Un pastore marocchino che affiderà sconsideratamente un fucile ai figlioli. Una nutrice messicana che si avventura oltre confini con i bambini che gli hanno piuttosto frettolosamente affidato i genitori. O una adolescente nel bailamme techno di Tokio che si avvicina alla ninfomania per un padre egualmente assente. Anche se il film più genuino, più compatto e significativo del regista rimane il suo primo, impressionante AMORI CANI girato a casa sua, questo BABEL un po` tanto furbescamente pensato ma con degli attori che funzionano ed un Brad Pitt mai visto cosi ispirato, impressiona non solo per quel suo modo tagliente e generoso di affrontare l'istante presente. Ma per l'organizzazione complessa della sceneggiatura, quella sua formidabile sinergia che finisce per moltiplicarne l'emozione: implosione nei personaggi, esplosione nello spazio. Il tutto sempre ai confini del procedimento, ma senza mai essere macchinoso. Certo, attento oltre ogni attesa alle coincidenze formali; ma costantemente umano e vero (la genuina generosità della guida marocchina, la felicità istintiva del matrimonio messicano, la misurata ritrosia dell'investigatore giapponese) e pure politico.


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