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ANCHE LIBERO VA BENE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 28 agosto 2006
 
di Kim Rossi Stuart, con Alessandro Morace, Kim Rossi Stuart, Barbora Bobulova, Marta Nobili (Italia, 2006)
 
Attore in sospetto di assenza di un'identità vera e propria, ma sempre sincero, consapevole del proprio ruolo, avverso a quelle sbandate generosamente considerate, come le commedie di allora, “all'italiana”, Kim Rossi Stuart ha girato il suo primo film da regista. E quei suoi eventuali limiti si sono trasformati di colpo in qualità, commoventi e quasi sempre significative. ANCHE LIBERO VA BENE è cosi risultato un film vero, costruito a propria immagine, nel quale l'autore ha il coraggio e l'onestà di concedersi in prima persona, di arrischiare fino in fondo. Che non volerà forse fra le vette sublimi ma talvolta speculative di una scrittura cinematografica innovativa: il che è quanto si mormorava a suo tempo (già fingiamo di dimenticarci certe reazioni immediate a LADRI DI BICICLETTE o ai I 400 COLPI) anche del cinema di De Sica o di Truffaut. Ma che rende la storia del padre single che tenta, oltre che di sbarcare il noto lunario romano, di far crescere giudiziosamente il figlio undicenne (uno straordinario Alessandro Morace, miracolosamente scovato in periferia; nell'ottica sensibilissima del quale è vista gran parte della vicenda) e la figliola a rischio civettuolo: uno spaccato diretto, affettuoso ma lucido, mai melodrammatico o insistito. Un poema forse piccolo ma su un tema universale come quello della complicità famigliare: una scommessa coraggiosa su un terreno sdrucciolevolmente convenzionale come quello dei tanti film sulla famiglia ai quali il cinema attuale si dedica. E con dei risultati che susciteranno l'adesione, parola di critico sospettato del contrario, del novantanove percento degli spettatori.

Se Kim Rossi Stuart riesce ad essere realistico senza rinunciare alla rivendicazione dell'amore, se i suoi ritratti psicologici sono genuini proprio per le loro contraddizioni e le sue solitudini adulte o adolescenziali assolutamente credibili, se arrischia ma evita di cadere nell'orbita morettiana come in quella della retorica moralistica è grazie ad una sua indubbia sensibilità. Che lo rende attento alle piccole sfaccettature dei suoi attori diretti perfettamente, ai chiaroscuri delle atmosfere, delle situazioni e degli ambienti. Che sono poi, nella loro semplicità, quelli della vita vera.


   Il film in Internet (Google)

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