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CRASH
(CRASH)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 27 novembre 2005
 
di Paul Haggis, con Matt Dillon, Don Cheadle, Sandra Bullock Thandie Newton, Michael Pena, Jennifer Esposito (Stati Uniti, 2005)
 
Non è i primo film sul razzismo, ma è diverso. Merito di Paul Haggis, ultracinquantenne al suo primo film anche se sceneggiatore emerito di Clint Eastwood; e per, scusate se è poco, MILLION DOLLAR BABY. Due giovani ladri d'auto, ovviamente neri; una coppia, bianca, formata dal Procuratore distrettuale e dalla sua signora in eterno bisticcio con la donne delle pulizie; quella nera, di investigatori e perdipiù amanti; un fabbro messicano, e pure tatuato; un onesto quanto irascibile piccolo commerciante, iraniano; o una coppia, cinese, apparentemente tranquilla ma in effetti trafficante in mano d'opera.

Dentro l'infilata di palme striminzite di una Los Angeles che attende addirittura una nevicata le 36 ore quasi in tempo reale di CRASH, l'avrete compreso, questo campionario di ordinaria umanità costituisce un affresco corale; un po' alla maniera di quelli magistrali dell'Altman di SHORT CUTS o di MAGNOLIA di Andersen. E, come sottolinea il titolo, è un film nel quale i personaggi sono buttati, anche letteralmente, uno contro l'altro: in una serie (tutta scenaristica, predisposta, ai limiti del programmato: ma è li tutto il bello) di contatti, di scontri fisici che si fanno psicologici dopo essere stati sociali. Troppa orchestrazione? Ma l'acume di uno sceneggiatore come Haggis lo si vede dal modo con il quale organizza queste tipologie e situazioni cui le infinite riflessioni sul melting pot ci hanno abituato: capovolgendole, rendendole imprevedibili, sorprendenti e di conseguenza significative ai nostri occhi viziati. Così come i due giovani neri spensierati sui quali si apre il film non saranno esattamente delle vittime del razzismo, allo stesso modo il messicano tatuato osservato sospettosamente dalla signora bene mentre cambia le serrature dell'appartamento si rivelerà essere un genitore modello. Il poliziotto antirazzista nero verrà coinvolto in una situazione criminosa,mentre quello bianco, autore di un odioso abuso di potere dimostrerà tutto il proprio coraggio disinteressato. O, ancora, il mite commerciante arabo tenterà di farsi giustizia da sé con le peggiori conseguenze. Girato con una disinvoltura pari alla libertà del proprio discorso in poco più di un mese CRASH è un film americano, ovviamente indipendente, come non speravamo ormai più di incontrare. Gli attori (prima fra tutti una Sandra Bullock in straordinario contro-impiego) sono coinvolti nel gioco con rara consapevolezza, i dialoghi sono carichi di ironia ("Tu liberi il mio Paese? E io mi schianto con i 747 sulle tue capanne di fango..."). La regia, il montaggio mai si perdono in decorativismi, ma conferiscono una violenza in progressione ad uno sguardo che scivola con acume dal divertito al tragico, dal tenero all'accusatorio. Non si tratta, in CRASH, del fatto che nessuno è buono o cattivo fino in fondo: piuttosto, che è la diffidenza, vuoi il terrore nei confronti del prossimo a renderci noi, a questo punto, veramente diversi. Diversi da quanto credevamo di essere.


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