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IL SEGRETO DI VERA DRAKE
(VERA DRAKE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 luglio 2005
 
di Mike Leigh, con Imelda Staunton, Richard Graham, Eddie Marsan, Anna Keaveney (Gran Bretagna, 2004)
 
Quanti segreti dietro il tranquillo quotidiano di Vera Drake; e tanto vale svelarli, poiché il film vi si costruisce sopra fin dall'inizio. Da un lato il fatto che, nella Londra del 1950, procurare un aborto era ancora un reato da svolgere nella clandestinità. Dall'altro, che l'agire di Vera non è dettato da alcun calcolo materiale: se non angelo o eroina è perlomeno formica, infermiera a domicilio e donna delle pulizie, donna di casa a sostenere la baracca incerta con il suo sorriso, operaia come non bastasse. Vera si adopera ad aggiustare i guai altrui, semplicemente perché quella è la sua natura. E perché serve a spiegare il terzo dei segreti: qualsiasi cosa faccia, il personaggio interpretato dalla grande Imelda Staunton (Leone d'Oro, come il film, alla Mostra di Venezia 2004) non opererà mai per la morte, ma sempre per la vita.

Accostato spesso agli altri due maestri del realismo inglese Ken Loach e Stephen Frears, Mike Leigh non ricerca la riproduzione naturalistica; anche se la ricostruzione del quotidiano di quella Londra costituisce una delle meraviglie del film. E IL SEGRETO DI VERA DRAKE, anche se racconta quella di storia che fra le mani di altri sarebbe risultata insopportabilmente buonista, non tende mai al melodramma. Quella di Mike Leigh è una sorta di vivisezione minimalista. Sceglie delle tipologie esemplari quanto umili, incide nel sociale, esplora con i piccoli tocchi permessi dalla sua sbalorditiva direzione degli attori le pieghe più delicate, più crudeli ma anche più dolci, incredibilmente rivelatrici dell'animo umano. La sua è una lucida e quasi tranquilla determinazione. E' quella che gli permette di non deviare di una virgola, nel finale reso incredibilmente drammatico dall'evidente buona fede di quella che i francesi chiamano con maggior delicatezza 'faiseuse d'anges', dall'ineluttabilità di una legge datata 1861. Dai comportamenti dettati dagli uomini contro le donne.

Da una parte la legge, l'ambiguità della morale, l'ipocrisia delle regole sociali; dall'altra, la realtà del quotidiano. Con quell'altro, straordinario personaggio che Leigh crea in antitesi a quello di Vera: l'intermediaria, la manipolatrice preoccupata, lei sì, a sfruttare la meccanica generosa della protagonista. L'innocenza, la bontà e la vita; il calcolo, la manipolazione e la vera natura del crimine: lontano da ogni pedante e forzatamente discutibile argomentazione, al centro di quei nodi familiari che da sempre gli servono per spiegare quelli sociali l'analisi di Mike Leigh è come poche altre al mondo lucida e al tempo stesso poetica. Che il suo film esca sui nostri schermi quando la maggior parte delle sale chiude per gli esodi estivi la dice lunga sulla considerazione nella quale teniamo questi valori.


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