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CATERINA VA IN CITTA' Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 2 dicembre 2003
 
di Paolo Virzì con Sergio Castellitto, Margherita Buy, Alice Teghil, Claudio Amendola (Italia, 2003)
 
Come farsi accettare da Roma, quando si giunge da Montalto di Castro? Nella Roma proletaria o scicchettosa, rampante o intellettuale, reazionaria o progressista, educata o, soprattutto, burina: quando papà (Sergio Castellito) è un frustrato insegnante di ragioneria, mammà (Margherita Buy) l'annichilita casalinga ad uso maccheroni. E la povera Caterina, che nel coro del paese interpretava Verdi con tanta passione, costretta a rimediare a tanta iattura: per il solo fatto di entrare (con molta, delicata fatica) nella caciara dei rampolli - bene del ginnasio in centro. Quello che dovrebbe permettere di accedere a coloro che contano; indifferentemente, in una delle categorie di cui sopra.

C'è un po' di THIRTEEN, il bel film della Hardwicke, nelle tribolazioni di Caterina per identificarsi alle più scafate delle sue compagne. Ma all'italiana, e non solo perché l'autore di OVOSODO e MY NAME IS TANINO rincorre con sicuro profitto certi modi cari agli Scola o Monicelli. Ma per quel suo modo, magari un attimo disordinato e schematico (Virzi calca un po' la mano, come sul personaggio un tanto sottolineato dalla Buy) di sparare all'impazzata in ogni direzione. Rapporti genitore-figli, provincia-città; ma pure sinistra impegnata e destra sdoganata (l'irresistibile profilo di Fini è fin troppo evidente), l'aristocrazia con la erre dell'Avvocato e l'infilata a tratti irresistibile di tuttologhi e presenzialisti.

" Sono tutti dello stesso partito: quello di coloro che sanno stare al mondo": ritratto delicato di un caleidoscopio impazzito di volgarità varie, CATERINA VA IN CITTA' ha il merito di dire cose (molto) importanti in modo (molto utilmente) leggero. Satira tagliente e pure accorata; perché Virzi`si sposta con facilità fra i diversi toni. Ed i diversi valori: i pochi validi, ed i tanti fasulli. Senza mai essere cinico o volgare, fino a rimettersi in un cammino che non sia puramente sconsolato. Come recita l'ormai volitiva Caterina: " Pare che le mosche guardino di fianco e i pesci dappertutto. Gli uomini, in avanti ".


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