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GUERRE STELLARI-EPISODIO II: L'ATTACCO DEI CLONI (STAR WARS: EPISODE II - ATTACK OF THE CLONES) Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 17 giugno 2002
 
di George Lucas, con Ewan McGregor, Natalie Portman, Hayden Christensen, Christopher Lee, Samuel L. Jackson, Frank Oz, Pernilla August (Stati Uniti, 2002)
 
La solita operazione di marketing può nascondere tesori insperati. Non guardate troppo di fine al titolo: L'ATTACCO DEI CLONI-EPISODIO II è in effetti il quinto (per ora) episodio della mitica serie. Ricontiamoli. Il primo GUERRE STELLARI, quello con Harrison Ford e Alec Guinness è del 1977; seguiranno L'IMPERO COLPISCE ANCORA (1980) e IL RITORNO DELLO JEDI (1983), firmate rispettivamente da Irvin Kershner e da Richard Marquand. A quel punto, George Lucas ritorna dietro la cinepresa, conia un neologismo, "prequels", e decide di mettere in cantiere altri tre episodi. Di far precedere la trilogia da un prologo articolato che illustrerà la nascita del mito ormai consolidato: quello del funesto samurai Darth Vader che sotto le spoglie di Annakin Skywalker sarà all'origine di Luke e di Leia, le gesta di un Obi-Wan Kenobi ancora allo stadio dell' apprendistato ed altre innumerevoli vicissitudini. Dopo un (piuttosto moscio) STAR WARS - EPISODIO I - LA MINACCIA FANTASMA (1999), siamo allora alla quinta delle guerre stellari.

Ma che l'inevitabile calcolo che presiede la Forza assista anche lo spettatore, permettendogli di aprire bene gli occhi: all'ingegnosità, con la quale la meccanica drammaturgia opera nella cronologia. L'arte del passato prossimo: situando gli avvenimenti de L'ATTACCO DEI CLONI dieci anni dopo quelli del primo episodio del "prequels", Lucas e compagni non si limitano a raccontarci della guerra che minaccia la Repubblica Galattica da parte di un esercito di cloni fabbricati dall'intramontabile Cattivo Christopher Lee. Non informano soltanto (con humour e quindi buonsenso) gli incalliti aficionados di come il minuscolo Yoda alla rispettabile età di 874 anni fosse ancora un mostro, oltre che di saggezza, nel maneggio della spada al laser; o di come stava nascendo il sentimento, vietato agli Jedi, fra la regina Padmé Amidala del pianeta Naboo ed un Anakin Skywalker non più bambino, ma ormai spregiudicato cavaliere grazie alla mano ferrea di Obi-Wan Kenobi. E' una novità per la saga: quella di frugare con ambiguità nell'intimo di personaggi dei quali già conosciamo il futuro, negli arcani della favola. Come il nobile Skywalker passerà dal regno del Bene a quello tenebroso del futuro Darth Vader. D'accordo che "uno Jedi non conoscerà la collera e nemmeno l'amore": ma sarà proprio l'edipico desiderio di riscattare l'uccisione della madre, oltre che l'amore nascente per la senatrice galattica in collant a permettere a George Lucas di introdurre un non disprezzabile psicologismo nel divertissement sempre a rischio goliardico delle prodezze digitali.

Che l'assortimento kitsch o postmoderno di queste ultime sia poi veramente anonimo, mi permette di dubitarne: che si permetta una impossibile raffaellata rinascimentale per incorniciare la passione di Hayden Christensen per Natalie Portman fra i gerani di una splendida villa (sul lago di Como!), che contrapponga tanto sfacciato romanticismo al bestiario più scatenato dei giochi nel circo alla GLADIATORE, che moltiplichi a dismisura le legioni di un novello SPARTACUS o ricostruisca gli untermensch di un androne titanico alla METROPOLIS, scimmiotti peplum, western e serie B facendo giostrare le sue astronavi nella fascia di asteroidi o scontrare pochi Jedi e qualche druido con un'armata sconfinata di cloni avvitati ad una titanica catena di montaggio, Lucas finisce per inventarsi una "space opera" tra le più libere che ci si ricordi. L'ATTACCO DEI CLONI non è forse altro che un riduttivo videogame; ma è il padre dei videogame. Basta metterlo a confronto con la prima delle GUERRE STELLARI, per accorgersi che l'innovazione non è stata soltanto tecnologica, ma espressiva. Dalle astronavi che sembravano ancora quelle inventate da Giulio Verne siamo passati ai vascelli ispirati alla favola che si è nutrita delle strisce di Moebius e dei fumetti di Flash Gordon, mante e delfini alati si proiettano della notte cosmica mentre i duelli al laser sconfinano nell'astrazione cromatica

Se questo arrischierà di restare uno dei migliori fra gli episodi della mitica saga non è perché un padre padrone degli effetti speciali come George Lucas abbia rinunciato alla propria perfezione un po' asettica e glaciale. Ma perché la libertà offerta dall'onnipotenza delle tecniche computerizzate gli ha permesso la libertà di pescare, quasi spudoratamente, tra i miti generazionali prediletti.


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