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GUERRE SANS IMAGE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 31 ottobre 2002
 
di Mohammed Soudani, con Michael von Graffenried (Svizzera, 2002)
 
Michael von Graffenried, fotografo bernese, si trovava ad Algeri quando il presidente Boudiaf veniva assassinato. Piuttosto che abbandonare una situazione tutt'altro che rassicurante von Graffenried rimase a fotografare il dolore di un popolo, privato di un uomo che lottava per la riconciliazione. Da allora, e durante otto anni, continuerà a fissare sulla pellicola immagini nate dall'odio e dalla violenza, ma pure dalla necessità di capire e di amare; di quella Algeria che è il paese natale di Mohammed Soudani, da anni ormai radicato in Ticino.

"Fare una fotografia ad un mussulmano è come rubargli l'anima. Quali saranno le reazioni, come si comporteranno alla vista delle foto rubate a suo tempo, ed ora restituite agli Algerini?" E' uno dei temi del documentario che Soudani ha girato seguendo il ritorno del fotografo in Algeria; in una patria nella quale non aveva più voluto ritornare dagli anni Ottanta. Storia di fotografie che diventano protagoniste di un film, incontro con le persone fotografate nel passato, nei luoghi che rappresentano la memoria dell'epoca coloniale come di quella straziata dell'ultimo decennio.

Questa la traccia di GUERRE SANS IMAGE. Ma un film si alimenta di una vita propria, a dispetto dai cammini predisposti; e quello di Soudani cresce con forza, con estrema naturalezza davanti ai nostri occhi proprio perché sfugge alla linearità, ai rischi di schematismo di un procedimento. E' grazie a quel viaggio continuo nel tempo, che rimette in questione le evidenze affrettate; imprime nel segno duraturo della memoria quanto nasce dall'energia fuggevole dell'emozione. E' per quel rapporto, sottile, discreto fino al mistero, che nasce dall'incontro di due sguardi: quello di un cineasta che riprende un fotografo. E, ancora, quello di un oggetto che si fa soggetto, delle persone ritrovate, filmate che a loro volta osservano, giudicano, reagiscono. L'asse di un incrocio a tre: che tende continuamente a rovesciarsi, a confermarsi ed a contraddirsi. A conferire cosi una verità ed un'emozione autentiche ad una visione che avrebbe potuto essere anche "soltanto" documentaristica di una guerra privata delle proprie immagini.


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