In una stazione situata a metà strada tra terra e cielo delle guide accolgono i neo-defunti. Nei tre giorni che seguono dovranno ricordare il momento più importante della loro vita, quello che dovranno portare con loro per l'eternità. Un ricordo che sarà filmato, prima della loro partenza.
Il tema della scomparsa, del ricordo, della fragilità del gesto, dell'impotenza della parola, del materializzare di queste entità così astratte ma al tempo insopprimibili nella sopravvivenza degli individui, sono presenti da sempre nelle riflessioni di Hirokazu Kore-eda. Qui, con una buona dose di umorismo, le dissacra assieme alla morte stessa con incredibile fantasia.
Il film è il suo secondo lungo di fiction, dopo la rivelazione a Venezia di MABOROSI. Lo consacrerà fra i più grandi, grazie all'originalità del tema e del trattamento da reality show appena velato da fantascienza, la semplice serenità del linguaggio (rari movimenti di macchina, classicismo delle inquadrature, nessun urto espressivo) ma non la rinuncia a stimolarlo (inserti di superotto e altri procedimenti).
Un minimalismo poetico che evita ogni sentimentalismo per raggiungere (con il sospetto di qualche perdonabile compiacimento) una sorprendente e delicata dimensione dell'insolito.