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CONTACT Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 27 ottobre 1997
 
di Robert Zemeckis, con Jodie Foster, Matthew Mc Conaughey, James Wood (Stati Uniti, 1997)
 
È dalle notte dei tempi che il cinema americano ci propone una sua particolare costante: quella di doversi sorbire una buona dose di infantilismo per meritarsi alcuni momenti di straordinaria meraviglia espressiva. Tutto, allora, diventa una questione di misura.

Paradossale, in un film che dovrebbe essere fatto di meditazione e, soprattutto, di silenzio: poiché narra l'esperienza di qualcuno (Jodie Foster - al solito bravissima, in effetti la sola cosa "umanamente" affidabile del film) che per vocazione e vicissitudini private passa la vita ad ascoltare. Ascoltare il cosmo, per scoprire se esistono altre forme di vita. Paradossale: poiché nelle eccessive due ore e passa di CONTACT gli autori hanno invece fatto in modo che si passi il tempo soprattutto a sproloquiare.

Paradossale: poiché nei pochi momenti in cui tace, CONTACT è fulgido. Soprattutto nella lunga sequenza iniziale, dove il talento per gli effetti speciali dell'autore di FORREST GUMP, ROGER RABBITT o RITORNO AL FUTURO trionfa incontestabilmente. Una immensa carrellata all'indietro attraverso un universo commoventemente ricreato, una cascata di stelle, galassie e nebulose che si organizza su una mescola di suoni terrestri che si perdono progressivamente nel cosmo. Fino al centro della pupilla, macroscopica, della protagonista bambina. O, ancora, quando Zemeckis sa rendere magico l'istante nel quale giungono i primi segnali sonori dal cosmo; o il viaggio finale della sballottata Jodie nell'astronave che la conduce nell'infinito. Per riproporle, in una mare azzurrognolo e stellato piuttosto seducente, anche se vagamente Club Méditerrannée, che contribuirà alla sua, ed alla nostra meraviglia. Ma non a risolvere i suoi (e soprattutto dei suoi confusi autori) dubbi fra credere o cercare.

Già: perché i restanti, piuttosto interminabili centoventi minuti di CONTACT sono consacrati ad una riflessione sulla fede e il raziocinio, il misticismo e la ricerca scientifica, il metafisico ed il pragmatismo politico che ha la finezza di un western doppiato da un film di cappa e spada.

Certo: come non lodare un film americano a grande budget che tenti anche di far pensare? Di concentrare i propri sforzi sui rapporti fra i personaggi, piuttosto che sulla cornice spettacolare che sta loro attorno? O una sceneggiatura che abbia il coraggio (praticamente inedito nella lunga storia del cinema americano!) di proporre un'eroina che si dichiara atea o perlomeno agnostica?

Ma come esimersi dal sottolineare il ridicolo di un personaggio come quello del "fidanzato" della scienziata, nonché rappresentante (alla Casa Bianca...) dei problemi di coscienza religiosa: il nuovo divo Mc Conaughey imbellettato come un manichino per parrucchiere? O che ad un certo Stanley Kubrick bastarono i cinque minuti finali di 2001 ODISSEA DELLA SPAZIO, ed una infinità di milioni di dollari in meno per trasmettere allo spettatore tutta l'angoscia metafisica, il mistero e la poesia dell'uomo messo a confronto con l'immensità non tanto dello spazio, ma della conoscenza?


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