CI SARÀ LA NEVE A NATALE? (Y AURA T IL DE LA NEIGE A NOEL?) |
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di Sandrine Veysset, con Dominique Reymond, Daniel Duval, Jessica Martinez
(Francia, 1996)
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Due famiglie, un solo padre. Nella campgna dl sud della Francia, il sole a picco dell'estate, il vento, la polvere. E, quando giunge l'inverno, il freddo. Una madre, sette figli. È l'amante, che il contadino ha sistemato a pochi chilometri dalla sua famiglia di Cavaillon. Il padre fa la spola: possiede, controlla, incassa. La terra, come la donna: con la quale si unisce all'ora della siesta, una volta accostate le persiane e dall'aia i rumori giungono attutiti. I bambini giocano, a partire dai cinque anni lavorano. Dall'adolescenza, se maschi, si ribellano. Se femmine, imparano a difendersi dall'incesto. Alla sua straordinaria opera-prima (!) Sandrine Veysset racconte tutte queste cose dure, radicate nel tempo da un destino arcaico, privo di concessioni. Lo racconta con quello che - a prima vista - appare un senso del realismo quasi documentaristico: le mani che affondano negli elementi naturali, la ricorrenza ossessionante dei compiti giornalieri, siano essi della terra, o della casa. Ma la regista racconta pure tutte queste vicende terribilmente terrene e quotidiane come in una favola: non per nulla i bambini - proprio come quelli di Biancaneve - sono sette. E non per nulla alla base del film c'è lei, Biancaneve del sudore ma pure dell'incanto, la madre. Ed il film, allora, si muove inesorabilmente in due direzioni. Verso una condizione esistenziale sempre più intransigente: scandita dal progredire delle stagioni dall'estate verso l'inverno. Dalla durezza sempre più svelata dell'uomo. Da una situazione - volutamente indistinta all'inizio - che vieppiù rivela la sua crudele inesorabilità: legata alle leggi del patriarcato tradizionale. Ma pure a quelle di una sensualità che finisce per tradire soltanto le donne. Contemporaneamente, verso un'oasi sempre più irraggiungibile di protetta felicità: quella che la madre - in un rapporto quasi magico - crea per i propri figli. E che culminerà in un pranzo natalizio, povero e solitario, ma che la famiglia vive nell'attesa incantata della prima nevicata. Se Sandrine Veysset riesce a fondere i i due registri è per il suo senso straordinario della materia (oltre che per aver vissuto personalmente l'esperienza rurale): le sensazioni di quella vita elementare sono rese in modo quasi palpabile allo spettatore. Ma grazie pure all'incontro con l'attrice (svizzera) Dominique Reymond, sa catturare l'intimità dei suoi personaggi con quell'infinita pazienza che finisce per farsi verità: i giochi dei bimbi, le carezze della madre, i momenti di sconforto come quelli di consolazione sono colti con una facilità sconcertante. Una tenerezza indimenticabile, che contrasta con la dura intransigenza dell'atto di accusa.
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