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ALLARME ROSSO
(CRIMSON TIDE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 28 ottobre 1995
 
di Tony Scott, con Gene Hackman, Denzel Washington (Stati Uniti, 1995)
 
Non c'è più la guerra fredda, ma si può sempre rimediare.

Basta ribattezzare Radcenko un leader ultranazionalista russo alla Zhirinovskij, ed il gioco è fatto: dei ribelli a Eltsin si sono impadroniti di una base nucleare, minacciando con i loro missili gli Stati Uniti ed il resto del mondo. Fortunatamente, si fa per dire, c'è un sottomarino atomico americano che incrocia nelle acque territoriali russe: il capitano è il sempre grintoso Gene Hackman, pronto a precipitarsi sui bottoni rossi non appena giunga il fatidico messaggio radio (incompleto, poiché il sottomarino naviga a quote profondissime per evitarne un altro che gli dà la caccia) dallo Stato maggiore. Il vice è invece il bel Denzel Washington, più mitigato da dubbi che gli autori considerano ormai acquisiti (per nostra buona pace) ai militari più moderni, sull'opportunità di scatenare un bel olocausto nucleare senza pensarci due volte.

Chiaro il modello. Oltre tutto un genere, quello di CACCIA A OTTOBRE ROSSO, ancora più sballato in termini di credibilità ma firmato da uno che ci sa fare, John Mc Tiernan: spazi claustrofobici, sagome appena intraviste di vascelli che si sfiorano negli abissi, luci, colori, suoni, forme, materie quasi accarezzate fino a diventare stranianti, a condurci in quel fantastico che assicura, nella sua astrazione, l'eternità di un discorso.

Non è qui il caso. L'onesto Tony Scott (TOP GUN) si da più che da fare per rendere abilmente l'inevitabile effetto di claustrofobia: monta vertiginosamente il suo film (forse per non lasciarci il tempo di pensarci su troppo a lungo...), illumina di verdi e di rossi i primi piani dei suoi marinai, s'incolla alla mimica al solito formidabilmente navigata di Gene Hackman, costruisce un buon suspense con una storia che svicola però progressivamente negli schemi risaputi dell'ammutinamento seguito da controammutinamento, del chi ha ragione chi? Riuscendo talvolta a toccarci con le umane esitazioni di questi poveri militari, del tutto spaesati quando si ritrovano obbligati a riflettere senza una boa di regolamento alla quale aggrapparsi disperatamente.

Ma i dialoghi (malgrado una presunta collaborazione di Quentin Tarantino: una divertente citazione di STAR TREK quando si tratta di galvanizzare l'equipaggio, il cagnolino del capitano che fa pipi dappertutto) sono convenzionali, e la morale salva.

Il che significa, in termini hollywoodiani, ambigua: dopo averci fatto progressivamente parteggiare per colui che riflette nei confronti di quello che esegue beceramente, i due minuti finali di ALLARME ROSSO dimostrano da quali parti giri sempre il vento. La corte marziale decide che ambedue avevano i loro torti e ragioni. Ma l'ultima inquadratura, stretta di mano e occhiata umida è tutta per il vecchio capitano: che raccomanda il giovane secondo ad una futura promozione. Per la buona pace (e gli incassi al botteghino) di quelli di sinistra senza dimenticare quelli di destra.


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