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Fossimo costretti a designare con una parola l'ultimo film di Nanni Moretti, una sola verrebbe alla mente, libertà.

Erano cinque anni che non sentivamo più la sola, inconfondibile voce del cinema italiano del nostro tempo, da PALOMBELLA ROSSA. Un film tutto girato in una piscina, dalla quale l'azione principale non si allontanava mai, e che gli garantiva l'unità di luogo. Nella piscina si svolgeva tutta una partita di pallanuoto: che, a sua volta, assicurava quella del tempo. Unità essenziali: perché servivano a reggere l'intera costruzione di un film altrimenti disintegrato: in tanti spezzoni di memoria. Memoria faticosamente riacquistata, da parte di un protagonista inizialmente smemorato. Memoria pubblica, poiché mutata ben presto in quella di tutta una generazione, di tutto un territorio.

CARO DIARIO si situa agli antipodi di PALOMBELLA ROSSA: non solo è diviso in tre episodi, ma è tutto costruito sull'idea di un'esplosione, di una framentazione. Tanto PALOMBELLA si allontanava dal privato per farsi riflessione di tutti grazie al fatto di ripiegarsi su sè stesso, di rinchiudersi nell'isolotto del proprio mondo poetico, tanto CARO DIARIO vive, lievita, aprendosi in tante fughe, verso l'esterno, verso quei cammini deliziosi che permette la fantasia quando è nelle mani di un'intelligenza, di una lucidità e di uno sguardo. E di quella libertà, che è solo di un poeta. Il diario è diviso in tre capitoli. Il primo è SULLA MIA VESPA, descrizione di una passeggiata a Ferragosto, per le vie di Roma. Il secondo, ISOLE: storia di un vagabondaggio nel Mediterraneo, "dove non esiste la televisione", dove Moretti può confessarci che "sono felice solo nel tragitto tra un'isola e l'altra". Il terzo episodio, I MEDICI, è infine la cronaca della grave malattia che, com'è noto, aveva colpito il regista negli ultimi due anni.

Primo episodio: IN VESPA. È Ferragosto a Roma, e Moretti si fa filmare di schiena, mentre dondola dolcemente con la sua motoretta per le vie deserte. La cinepresa panoramica golosa sulle facciate romane, belle o brutte. Pochi incontri, assolutamente esilaranti: un signore in Ferrari scoperta (omaggio a IL SORPASSO?), fermo ad un semaforo. Jennifer Beals, che passeggia con il marito: "FLASHDANCE è il film che ha cambiato la mia vita"... Un cinema nel deserto, con un film culto dell'orrore, HENRY, dal quale esce stralunato: "non riesco a ricordarmi il nome di quel critico che ne ha parlato bene... " Dei giovani con i quali ci si ferma a ballare il merengue. E musica, tanta, bellissima musica che esce dal casco del protagonista per confondersi alle immagini. Fino all'ultimo pellegrinaggio - con il dondolio dellaVespa che sembra farsi meno scanzonato, sempre più allusivo - nella periferia di Ostia, alla ricerca di quel campo sporco dove fu assassinato Pasolini. Uno degli omaggi più commoventi - nella sua semplicità - mai resi al poeta.

Secondo episodio, ISOLE. È quello che più assomiglia al Moretti di sempre, di SOGNI D'ORO o di ECCE BOMBO, moralista ironico, osservatore lucido, poeta del paradosso: "sono felice solo nel tragitto tra un'isola e l'altra". Che osserva la degenerazioni di quei paradisi terrestri, la tirannia dei figli unici. E, naturalmente, la salita al cratere mitico del vulcano di STROMBOLI: solo che, una volta toccato con dito le vette sublimi per accedere alla metafisica, è costretto ad interrogare un gruppo di turisti americani: per sapere a che punto siamo con BEAUTIFUL.

Terzo episodio, MEDICI. È la cronaca, sul filo dele ricette conservate, asciutta, privata di qualsiasi elemento melodrammatico, della propria malattia. Moretti che si filmava mentre faceva la chemioterapia, Moretti che riesce ancora a sorridere e, naturalmente, ancora ad osservare la società che gli sta attorno.

CARO DIARIO è il film dell'intelligenza e dell'emozione: che si traduce nella quintessenza cinematografica, l'arte di sapersi guardare attorno. Ma, più di ogni altra cosa, è il film che più ci serve in questo momento, poiché è quello della libertà.

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Were we forced to designate Nanni Moretti's latest film with one word, only one would come to mind, freedom. It has been five years since we have heard the single, unmistakable voice of Italian cinema of our time, since PALOMBELLA ROSSA. A film all shot in a swimming pool, from which the main action never strayed, and which gave it unity of place. A whole game of water polo took place in the pool: which, in turn, ensured that of time. Essential unity: because it served to hold up the entire construction of a film that would otherwise disintegrate: into so many pieces of memory. Memory painstakingly regained, by an initially forgetful protagonist. Public memory, as it soon changed into that of an entire generation, of an entire territory.

CARO DIARIO stands at the antipodes of PALOMBELLA ROSSA: not only is it divided into three episodes, but it is all built on the idea of an explosion, of a fractioning. As much as PALOMBELLA distanced itself from the private sphere to become a reflection of all by turning in on itself, by enclosing itself in the islet of its own poetic world, CARO DIARIO lives, leavens, opening up in so many escapes, towards the outside, towards those delightful paths that the imagination allows when it is in the hands of an intelligence, a lucidity and a glance. And of that freedom, which is only a poet's. The diary is divided into three chapters. The first is SULLA MIA VESPA (ON MY VESPA), a description of a walk in Ferragosto, through the streets of Rome. The second, ISLANDS: the story of a wander in the Mediterranean, 'where there is no television', where Moretti can confess that 'I am only happy on the journey between one island and another'. Finally, the third episode, I MEDICI, is the chronicle of the serious illness that, as we know, had struck the director in the last two years.

First episode: IN VESPA. It is Ferragosto (mid-August) in Rome, and Moretti is filmed from the back, gently rocking his scooter through the deserted streets. The camera pans gluttonously over Roman facades, beautiful or ugly. A few encounters, absolutely hilarious: a gentleman in an uncovered Ferrari (homage to IL SORPASSO?), stopped at a traffic light. Jennifer Beals, walking with her husband: 'FLASHDANCE is the film that changed my life'... A cinema in the desert, with a cult horror film, HENRY, from which he emerges stunned: "I can't remember the name of that critic who spoke well of it... " Some young people with whom one stops to dance merengue. And music, lots of beautiful music that comes out of the protagonist's helmet to blend with the images. Until the last pilgrimage - with the rocking of the Vespa that seems to become less light-hearted, more allusive - to the outskirts of Ostia, in search of that dirty field where Pasolini was murdered. One of the most moving tributes - in its simplicity - ever paid to the poet.

Second episode, ISLANDS. It is the one that most resembles the Moretti of all times, of SOGNI D'ORO or ECCE BOMBO, an ironic moralist, a lucid observer, a poet of paradox: "I am only happy in the journey between one island and another". Who observes the degeneration of those earthly paradises, the tyranny of only children. And, of course, the ascent to the mythical crater of the Stromboli volcano: only, once he has touched the sublime peaks to access the metaphysical, he is forced to interrogate a group of American tourists: to find out where we are with BEAUTIFUL.

Third episode, MEDICALS. It is the chronicle, on the thread of preserved recipes, dry, deprived of any melodramatic element, of his own illness. Moretti filming himself undergoing chemotherapy, Moretti still managing to smile and, of course, still observing the society around him. CARO DIARIO is the film of intelligence and emotion: which translates into the quintessence of filmmaking, the art of knowing how to look around. But, more than anything else, it is the film we most need at the moment, because it is the film of freedom.

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