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IL RAPPORTO PELICAN
(THE PELICAN BRIEF)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 30 marzo 1994
 
di Alan Pakula, con Julia Roberts, Denzel Washington, Sam Shepard (Stati Uniti, 1993)
Ricordate la Jane Fonda più conturbante che ci sia mai stata, quella di KLUTE? Ricordate i più ficcanaso Dustin Hoffman e Robert Redford che watergate ricordi, quelli di TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE? Bene, dimenticateli: erano creature di Alan Pakula, non un genio, non un Lang, nemmeno un Preminger, ma pur sempre qualcuno dalla sensibilità a fior di pelle. Nel filmare la sensualità dei rapporti che uniscono, e talvolta destabilizzano un uomo ed una donna; oppure quelli, frenetici ed ambigui che conducono il carrierismo, dalla perversione dell'intrigo alla violenza della sopraffazione.

Sarà perché sono passati vent'anni da quei bei tempi, sarà perché adattare un best-seller di John Grisham mena gramo (vedi il recente IL SOCIO, diretto dal coetaneo di ben altro genio, ma apparentememte egual rammollimento di Pakula, Sidney Polllack) ma in questa storia di pellicani (per via di una ingarbugliata faccenda che vi prego di non chiedermi di spiegarvi, ma che dall'ecologia esemplare delle paludi della Louisiana risale alla cupidigia di chi sta alle vette del potere) è rimasta una sola delle caratterstiche di Pakula. Quella di rappresentare il cinema della paranoia.

Con una differenza: che ciò che allora costituiva il motivo di fascino di un cinema che chiamavamo politico, oggi, forse perché abbiamo i processi in diretta che sapete, appare un tantino letterario. Già quando vi dicono dal principio che il presidente degli Stati Uniti è un mascalzone, sarà anche vero; ma permette all'autore di far credere che Madre Teresa è la sua compagna di perversione. Ed allo spettatore di sganciarsi da una sceneggaitura già arzigogolata di per sè stessa: con ogni personaggio, ogni situazione - ma che dico, ogni inquadratura - calcolata per la bella soddisfazione di poter dimostrare che ci stavamo proprio sbagliando.

Quella che si poteva allora contrabbandare come arte della paranoia, era poi condita da un savoir-faire d'indubbia eleganza; e da una bella sensualità. Della prima rimane ancora qualche traccia (una bella scelta degli sfondi, la padronanza dei movimenti della camera). Per la seconda, vi raccomando: Sam Shepard professore che si accoppia - dite poco - con l'allieva Julia Roberts, più che godersela sembra impegnato a capirci qualcosa del pasticcio nel quale si ritrova. Quando, scomparso questi compare l'aitante Denzel Washington, la tensione erotica rimane a livelli baccalà: sarà perché è nero, sarà perché la Julia è troppo occupata ad investire i dieci milioni di dollari del cachet che si ritrova, fatto sta che riescono al massimo a scambiarsi un bacio sulla guancia.


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