Questo Henry che c'interpreta Indiana Jones lo vediamo allora come un avvocato di quelli che non c'è vedova od orfanello che tenga: mazzate a tutti, possibilmente ai poverelli dalle parte dei potenti, e via a festeggiare come un becero l'ennesimo trionfo della giustizia. Finchè una sera, che era uscito un attimo a comperare le sigarette, una pallottola sfuggita al solito portoricano di passaggio: ed ecco il nostro in un bel coma che a tutti pare proprio irreversibile. Se non fosse per il simpatico quanto abilissimo fisioterapeuta (obviously black: una volta sempre beoti, adesso immancabilmente ed irresistibilmente abili, esilaranti oltre che ovviamente - non qui, perché proprio non c'entrava - come ben sappiamo ipermarpioni): che lo rimanda a casa un po' amnesiaco e regredito, ma insomma risistemato per benino.

Che qualcosa fosse cambiato, nella testa dell'Indiana, l'avevamo intuito pure noi: prima del colpo coi capelli tirati indietro al gel, dopo il colpo con il ciuffo arruffato cool che fa sempre contestatore. Ma da li ad immaginare la filosofia del Mike Nichols (datti da fare, che ti aiuta il Sogno, quando girava Una donna in affari; lascia perdere, che non contano solo i soldi, ora che a vendersi è l'eco-pacifismo): aspetta, che se ti va bene ti ritrovi lobotomizzato. E poi vedi, quanti progressi.