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BETRAYED - TRADITA
(BETRAYED)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 23 febbraio 1989
 
di Constantin Costa Gavras, con Debra Winger, Tom Berenger (Stati Uniti, 1988)
 
Dopo la simpatica parentesi di CONSIGLIO DI FAMIGLIA (l986), commedia anarchizzante su una famiglia di allegri malfattori nella quale dimostrava di sapere anche non prendersi troppo sul serio, Costa Gavras torna al genere che lo ha reso famoso. Il cinema fin troppo preso sul serio: i grandi temi socio-politici della nostra epoca, dietro le pieghe di un racconto poliziesco a suspense.

Dopo i fascismi, stalinismi ed estremismi vari che lo hanno condotto da Z a MISSING, è ora di turno il razzismo, quello dell'America profonda: la fobia antinegra, antiebraica, anticomunista e chi più ne ha più ne metta. Ed il legame, sottile ed importante, fra questi sentimenti comunemente intesi come poco encomiabili, ed altri di per sé stessi del tutto legittimi:

l'amore per le tradizioni familiari, il culto religioso e quello per la terra, il rito della torta alla vaniglia della nonna e del picnic alla domenica.

Costa Gavras è il regista del pragmatismo ideologico- spettacolare. Ma per animare queste sue buone intenzioni gli serve comunque una storia: qui è quella di una giovane agente dell'FBI che, nel corso di un'inchiesta su un omicidio razzista, s'innamora di un seducente padre di famiglia, prima di accorgersi che questi faccia parte di una organizzazione neo-fascista .

Il conflitto tra l'amore ed il dovere, tra la lealtà che suppone il legame affettivo e la finzione imposta dal ruolo professionale ha creato qualche grande momento di cinema: indimenticabile, quello di Ingrid Bergman e del suo amante nazista da smascherare, in NOTORIUS. Pure in BETRAYED finisce per costituire il momento più interessante del film: perché Debra Winger (più del levigatissimo novello Brando, Tom Berenger) è bravissima. E perché la sceneggiatura ha l'intelligenta di aggiungere un secondo tema: quella del cinismo dei colleghi della donna-agente, che si ritrova tradita, come dice il titolo, dalle due parti.

Ma il doppio-gioco, quello dei sentimenti come quello della rappresentazione cinematografica, richiede una grande finezza stilistica: Hitchcock la possedeva con il genio che sappiamo, Costa Gavras ne manca talvolta a dismisura.


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