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IO E IL VENTO
(UNE HISTOIRE DE VENT)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 12 marzo 1989
 
di Joris Ivens e Marceline Loridan, con Joris Ivens, Fu Dalin, Han Zeniang, Liu Guilian (Francia, 1988)
 
Triplo itinerario, in questo film, per il giramondo dalla cinepresa, per l'olandese marcato dai quattro elementi della sua terra natale: l'acqua, la terra, l'aria ed il fuoco.

Primo itinerario, quello che attraversa una vita, alla ricerca del vento, del soffio della vita (e dell'ispirazione? da parte di un ragazzino olandese, che vediamo all'inizio del film nelle brezze dell'Olanda natia; assieme ad un vecchio dai lunghi capelli bianchi che ci dirà alla fine: "sono sempre stato un asmatico, alla ricerca dell'aria".

Traversata di uno spazio, secondo itinerario: quello della Cina che Joris Ivens (tra i molti paesi, movimenti sociali e politici, illusioni o speranze ideologiche) aveva già visitato e filmato nel 1938 (THE 400 MILLIONS), nel l958 (BEFORE SPRING) ed ancora nel l976 (COME YUKONG SPOSTÒ LE MONTAGNE). Immagini sovente gloriose, come quell'enorme statua del Buddha, scolpita nella montagna sopra il fiume, e ricoperta di vegetazione ribelle.

E traversata, infine, del cinema: da parte di un documentarista tra i più celebri, vicino a tutti i sussulti ideologici del secolo, al popolo che è alla base della piramide piuttosto che all'individuo nella propria solitudine. Non un documentarista "analitico": il testimone di ogni spirito rivoluzionario, piuttosto che l'agiografo servile d'ideologie "progressiste" soggette ad ogni deviazionismo, in una generosità vicina all'utopia. Del tutto intenzionato, in questo film, a consegnare ai posteri il proprio testamento espressivo.

È un po' il problema del film: le immagini, i suoni, le musiche (Michel Portal) concorrono ad una stilizzazione preziosissima, ad una ricerca del bello e dell'emblematico (l'inquadratura ricorrente del vecchio canuto seduto sul filo di sabbia della duna controluce, la prospettiva delle aste dei microfoni accanto a lui - in attesa dell'arrivo del vento).

Ma la bellezza, come la poesia, ha la medesima imprevedibilità del vento: a troppo cercarla, finisce per scivolare tra le dita. Diventa fine a sé stessa: ed a perdervisi è l'uomo, e la sua problematica. Che è la sola a contare.


   Il film in Internet (Google)

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